XXXIII dom. anno C
Rimaniamo sconcertati se non teniamo distinti due atteggiamenti nella lettura della prima parte del “discorso” escatologico” di Gesù. Dobbiamo stare più attenti agli avvertimenti (sul nostro presente) che non agli avvenimenti (sul futuro finale del cosmo). Può essere un trucco che non viene certo da Dio il costringerci a fermarci a discutere il problema teorico, senza arrivare a decidere in concreto.
Oggi è di moda il catastrofismo:
- per la predicazione dei T.d.Geova e di certi visionari cattolici
- per spettacoli cinematografici e simili
- per previsioni di esperti (la “scienza”).
Invece il vangelo non è un invito alla paura, ma un’esortazione morale.
Dobbiamo distinguere:
- i segni
- gli eventi (che sono intrecciati nella pagina evangelica) su Gerusalemme e sul mondo.
AVVENIMENTI
I (vv. 5-7) – Domanda sulla fine di Gerusalemme e del Tempio (quali segni?)
I doni votivi testimoniano della fiducia degli ebrei. La fine della Città è immagine della fine del mondo e segno conclusivo finale della storia religiosa ebraica.
II (vv. 8-11) – Segni nel presente che il mondo attuale volge al termine (san Luca: tempo della Chiesa, ossia il terzo tempo della storia della salvezza): eresie e guerre / persecuzione
NB. La seconda parte del discorso esula dalla odierna pericope (21,5-19).
AVVERTIMENTI
v. 8: Non credete agli apocalittici (il tempo è vicino)
v. 9: Non temete (la fine è lontana)
v. 12s: Dovete dare testimonianza nelle persecuzioni, fino alla morte, come ho fatto io
v. 14s: Affidatevi a me: vi darò le risposte. Fidarsi significa aver fede
v. 18: Meraviglia: “Neppure un capello…”. Ai segni della caduta di Gerusalemme, fuggite (v. 21) oltre il Giordano, a Pella
v. 19: Pazienza-perseveranza (attesa di tempi migliori): salverà le vostre vite
vv. 34-36: Vegliate!
Il Vangelo di questa Domenica mostra la portata straordinaria e al contempo tremenda della “rovina del tempio di Gerusalemme”, evento fondamentale per il compimento escatologico. Il discorso che viene fatto da Gesù si incentra su due tematiche fondamentali: quella del tempo (e della conseguente distinzione tra il “tempo dell’uomo” e il “tempo di Dio”) e quella della fede. Iniziamo dalla tematica del tempo. Il discorso di Cristo inizia con le parole <>: quale interpretazione deve essere data a quel “ἡμέραι”? Due sono le possibilità: potremmo pensare che i “giorni” siano i “giorni” dell’uomo, quelli che scandiscono il nostro tempo e segnano i nostri avvicendamenti; quei “giorni” cioè che costituiscono l’ontologia del “χρόνος”. Oppure potremmo pensare che i “giorni” di cui parla Gesù siano i momenti che contraddistinguono il tempo di Dio, quegli attimi per noi inconoscibili che costituiscono invece, l’ontologia del “καιρὸς”. A mio giudizio la lettura corretta è la prima. Mi spiego. Gesù parla di quei “giorni” come giorni in cui non rimarrà che pietra del tempio una volta integro e adornato di doni votivi. Quei giorni sono funzionali al compimento escatologico che rientra innegabilmente non nel tempo degli uomini ma nel tempo di Dio, il καιρὸς appunto. Benché vi sia la distinzione tra questi due tempi essi non si auto-escludono ma compartecipano al progetto escatologico. Gesù infatti, procedendo col suo discorso mette in guardia gli ascoltatori (anche noi, dunque) dai falsi profeti, millantatori, bugiardi e anticristi, i quali potrebbero dire “Ὁ καιρὸς ἤγγικεν”. Gli eventi che avvengono negli ἡμέραι di cui si è detto anticipano il καιρὸς. Ma sappiamo che il tempo di Dio non rientra nelle possibilità di comprensione degli esseri umani e il suo utilizzo (pubblicitario) altro non è che idolatria.
RispondiEliminaLa seconda questione, che riguarda la seconda parte del testo e che chiude il testo stesso, è quella della fede: Cristo annuncia uno scenario terrificante fatto di guerre, carestie, pestilenze e devastazioni (cfr. Apocalissi di S.Giovanni). Nella lunga enumerazione afferma Gesù “ ἀποβήσεται ὑμῖν εἰς μαρτύριον”. Ecco il significato profondo di “Martirio”: essere disposti ad annunciare e a gridare la propria fede in Dio anche in un contesto di morte e distruzione come quello annunciato questa Domenica da Cristo. Avere coraggio di rendere testimonianza di Dio, vincendo lo scandalo della Fede; quello scandalo che stravolge ogni logica umana annunciando una logica superiore, che tuttavia, per sua essenza, ci trascende e ci ammutolisce. Ma il martirio non sarà vano, perché a chi renderà testimonianza non sarà fatto alcun male e la sua anima potrà godere della beatitudine celeste.