XXIII DOMENICA ANNO C
Per la nostra epoca culturale, figlia dell’Illuminismo, è insopportabile sentire che l’uomo non può conoscere tutto né operare tutto. Quando il 20 novembre 1793 si installò in Notre Dame la “dea Ragione”, si intese detronizzare la Parola di Dio.
La religione invece ci insegna che possiamo ottenere solo delle mete parziali, che dobbiamo riconosce i nostri limiti. L’uomo lasciato alle sue forze e risorse naturali non può conoscere tutta la realtà (in rapporto a tutto l’esistente) né raggiungere tutti i traguardi (realizzazione completa e definitiva). E’ un discorso che dobbiamo ripetere spesso, in quanto da questa problematica prende origine il distacco di molti uomini d’oggi dalla religione. Eppure anche un osservatore poco attento alla storia – strada tappezzata di poche conquiste veramente utili e di molti fallimenti - capisce che l’uomo d’oggi non ha raggiunto la perfezione definitiva, ma nemmeno il giusto mezzo.
La prima lettura (Sap) ci rende consapevoli della precarietà della nostra capacità di conoscere il vero e di fare il bene. Ciò non significa che tutti i discorsi umani siano sbagliati, ma che essi sono insufficienti. Non si può conoscere da soli la volontà di Dio, “le cose del cielo”. Il nostro pensiero è “debole”, procede con difficoltà e può condurre fuori strada. Solo con la sapienza che viene da Dio e con lo spirito dato dall’alto siamo istruiti e salvati.
Nel vangelo dobbiamo distinguere alcune poche richieste più impegnative che Gesù prospetta ai suoi missionari (annunciatori), da norme che sono proposte a tutti i suoi “seguaci” (discepoli). Norme che ci chiedono di più di quanto esige il “buon senso”.
Queste norme, che configurano un’immagine di vero discepolo, di totale seguace, che ci insegnano qual è la corretta “scala dei valori”, quali sono i valori assoluti, sono tre:
• amare Cristo prima di ogni altra persona al mondo, anche di se stessi (la propria vita = eventualità del martirio); perché c’è un amore più grande: quello del primo precetto (Amerai il Signore…con tutto il cuore…);
• seguire Cristo anche sulla via della croce (magari il “martirio bianco”, quello di ogni giorno); c’è una donazione a Dio che è più grande, quella di tutta la nostra vita;
• essere realmente distaccati dai beni terreni, disposti anche a rinunciarvi; perché una donazione a metà, con ampie riserve surrettiziamente introdotte, non accontenta nessuno.
Non si tratta di pie esortazioni, che soddisfano la nostra sete di devozione (-ismo). Si tratta di “disposizioni” che San Luca ci riferisce come necessarie per rimanere seguaci veri di Cristo, dopo aver valutato saggiamente (con prudenza) la nostra capacità di portare a termine, con decisione e costanza, una “scelta di vita” importante: la più importante della nostra esistenza.
Ma la nostra civiltà, che acceca e ottunde con immagini e rumori la nostra “mente piena di preoccupazioni” (Sap), ci conduce a pensare alle realtà che hanno vero valore?
Nessun commento:
Posta un commento