giovedì 9 settembre 2010

XXIVannoC

XXIV DOMENICA ANNO C

Due passi della Bibbia fanno da introduzione a questa impareggiabile parabola del vangelo (Lc 15 è considerato il cuore del vangelo).
1. Il cap. 31 di Geremia: Dio dice al Popolo del Nord che era stato punito coll’esilio: Ti ho amato di amore eterno; tu sei un figlio carissimo, il primogenito. E il Popolo prega così: Fammi tornare e io ritornerò.
2. Es 32 (la prima lettura) che, letto in profondità. non parla di obbedienza, ma di alleanza, che è fondata sull’amicizia e sulla scelta di amore operata da Dio (due volte: “Dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto”); alleanza di amore che non deve essere tradita. Come si legge più evidentemente nella teologia del Deuteronomio.

L’errore più dannoso sarebbe quello di leggere solo la prima parte della parabola.
1. In un primo periodo i due figli vivevano nella casa come in una caserma, come servi (attenti all’interesse e ai rapporti di fredda giustizia); e forse quel padre la considerava tale. Perché le cose cambiassero, doveva intervenire la rottura: la fuga e la ribellione dei figli (lato negativo) e l’intervento di puro amore del padre, che ha imparato la lezione (lato positivo). Quindi dobbiamo verificare la nostra concezione di Dio, che non è quello della prima parte del racconto (come potrebbe pensare chi fa una lettura solo “esteriore” dell’AT).
2. Il primo figlio (il più giovane) non è convertito quando dice: Ritornerò per avere il pane assicurato, perché il padre-padrone mi tratti come uno dei suoi servi (frase che il padre, “convertito” anche lui, non gli lascia dire!); e neppure il secondo figlio, quando dice: Non ho mai trasgredito un tuo comando. La conversione avviene solo dopo l’atto di amore del padre. La risposta dei figli è frutto dell’amore del padre. E qui vale la nuovissima rivelazione di 1Gv 4: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (…) Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”; e Gesù che dice (Gv 15): “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”.
C’è chi si pone il quesito: il secondo figlio è entrato nella casa? Credo di sì: altrimenti che festa di famiglia sarebbe quella (che deve essere iniziata “subito” e senza preoccupazioni di spesa)? Che padre sarebbe quello che lascia fuori un figlio dalla festa più bella della sua vita?
Un confronto strano: il primo figlio è cattivo quando esce, il secondo quando rientra.

Effetti dell’amore di Dio e della conversione dell’uomo:
1. Il peccato è definitivamente e completamente cancellato, appartiene al mondo vecchio: al primo figlio non è chiesto perché se ne è andato; al secondo (chiamato “ragazzo, bambino”) non si rinfaccia che, rifiutando di entrare, sta disobbedendo e odiando.
2. La casa, da caserma in ordine è trasformata in famiglia in festa., legata solo all’amore, all’amicizia, nella libertà. Il primo figlio addirittura è “risuscitato, ritornato in vita”, alla vita dell’amore.

Per quale motivo fondante viviamo nella chiesa cristiana?
Dio è il vero Padre che infinitamente perdona senza essere pregato e che arriva a “pregare” il figlio renitente. Ha voluto una famiglia di figli liberi, gioiosi e amanti.
“Non vi chiamo più servi….ma vi ho chiamati amici” (Gesù, in Gv 15). A lui interessa non tanto l’ordine della casa, ma il cuore dell’uomo.

1 commento:

  1. Dalla parabola del figliuol prodigo emergono, a mio avviso, due tematiche fondamentali e fondanti del cristianesimo: la libertà e l'incondizionato amore di Dio. La prima tematica va letta in rapporto al concetto di errore: il primo figlio sceglie di prendere la sua parte di patrimonio e di andarsene, dilapidando questo tra il gioco e le prostitute. Il patrimonio rappresenta (a mio giudizio, si intende) la vita e la possibilità di scelta. Il primo figlio ha compiuto la sua scelta, ed è caduto nell'errore e nel peccato.
    Ha, in sostanza, fatto uso della sua libertà. L'errore è dunque la conseguenza della "libertà negativa". Ma il peccato viene, nella seconda parte della parabola, superato dialetticamente nell'amore di Dio (del Padre). Un Padre che perdona senza sentire le ragioni e le scuse del figlio. Un amore incondizionato ed assoluto. Tale amore è però incompreso sia dal figliuol prodigo che dal fratello: il primo teme l'ira del padre e non crede in una riabilitazione. Il secondo invece si indigna col padre, non capendo la comprensione per il fratello andatosene. Metafora cioè, di un amore assoluto e incondizionato(agàpe) del Padre per i suoi figli che si manifesta con tanta straordinaria dirompenza nella sua misteriosità.
    Marco C.

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