IL MINISTERO SACERDOTALE
Introduzione
Perché nella Chiesa cristiana, dove tutti siamo figli di Dio Padre, c’è necessità di alcuni fratelli che fanno da tramite intracomunitario dei doni di Dio verso i loro fratelli? Per due motivi:
1. Perché l’uomo è una persona incarnata che vive essenzialmente in relazione con altre persone incarnate. I rapporti umani infatti passano attraverso strumenti fisico-visibili (non siamo angeli del cielo).
2. Perché il Cristianesimo non è una religione naturale, ma è rivelata e soprannaturale. I doni speciali di Dio vanno trasmessi in un ambiente che è anche fisico-corporeo (rispetto alla persona dell’uomo) e sociale (rispetto alla comunità degli uomini).
I - Prendiamo l’avvio da Gesù Cristo, che si autodefinisce così:
• Io sono la Verità, il Profeta e Maestro, che rivela Dio e le sue vie (Regno);
• Io sono la Vita, il Sacerdote e Medico, che dona la Redenzione, l’aiuto per la vita morale nella via di Dio e l’accesso al Padre;
• Io sono la Via, il Re-Signore e Pastore-Guida, che conduce a Dio l’umanità nello Spirito Santo (Amore-Carità).
Cristo è il sommo ed eterno Sacerdote, di cui i sacerdoti della Chiesa sono segno e strumento di presenza e di azione. Questi da lui dipendono, con lui devono continuamente confrontarsi e a lui devono finalmente rendere conto. Essi esercitano le funzioni di:
• Maestri delle verità contenute nella Scrittura letta nell’alveo della bimillenaria tradizione ecclesiale;
• Santificatori con la Grazia dei Sacramenti e nella Liturgia;
• Servitori nella Carità e nella Guida sulla via di Dio all’interno e all’esterno della Chiesa.
II - Quindi il prete (vocabolo che deriva da “presbitero”) non è la sorgente dei doni di Dio, ma è il fiume che li distribuisce in un particolare territorio. Sappiamo che il fiume muore senza l’acqua della sorgente (cioè: i doni provengono solo da Dio), ma è necessario per portare l’acqua, senza che questa si disperda, a quella determinata pianura.
Quindi nella considerazione del ruolo del prete bisogna evitare i due estremi contrapposti:
• La supervalutazione, propria degli integralisti cattolici, che possono nullificare l’azione nascosta ma essenziale dello Spirito Santo nella vita cristiana, oppure svilire la fondamentalità della Parola di Dio. Esempio di affermazione fuorviante, qualora porti a una perfetta adequazione: “Sacerdos alter (= secundus) Christus”.
• La sottovalutazione, propria delle tendenze protestantiche, che, vagheggiando una Chiesa esclusivamente carismatica, mettono in evidenza il superamento delle strutture istituzionali-giuridiche su cui talvolta si basava esclusivamente il sacerdozio cattolico. Esempio di affermazione fuorviante: Non esiste alcuna distinzione tra i fedeli e gli appartenenti all’Ordine sacro.
III - C’è il rischio di prendere per buona solo la prima parte della nota affermazione del Papa Paolo VI (riportata in “Evangelii nuntiandi”, n. 41): “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri; o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”. Se questo significa che la vita del pastore non deve contraddire la predica, dobbiamo accettarlo. Ma, se nullifichiamo la funzione del magistero, possiamo giungere alla riduzione del pastore all’ideale del monaco, o impelagarci nelle sabbie del culto della personalità sulla figura del prete, o instaurare col “nostro” prete un’amicizia esclusivamente umana, o abbandonare Cristo perchè il sacerdote della parrocchia si è comportato male, eccetera. Insomma non deve valere l’assioma “Vedere per credere”.
Non è essenziale che il pastore abbia una santità straordinaria (e magari spettacolare); ma che sia un buon trasmettitore fedele dei mezzi di santità. Che sono doni di Dio e non suoi personali.
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