IL MISTERO RELAZIONALE DELL’ESSERE UMANO
(La relazionalità è il costitutivo essenziale dell’uomo)
(La relazionalità è il costitutivo essenziale dell’uomo)
L’uomo è un essere bi-relazionale (in riferimento alla sua natura) e bi-comunicazionale (in riferimento alla sua funzionalità) Non è (de)caduto dal mondo spirituale in quello materiale, essenzialmente inferiore (come insegnano i vari Gnosticismi).
La relazione ha un aspetto costitutivo (che dà la natura dell’uomo) e un altro funzionale (che ne considera l’operazione).
1 – L’IO nella materia – Relazione costitutiva tra spirito e materia
La specificità dell’IO sta nell’essere spirituale; questo a sua volta comporta autocoscienza (trasparenza dell’IO pur nella sua pertinenza al mondo materiale) e libertà (incondizionamento da parte di ciò che è materiale).
L’uomo è un IO (autocoscienze e libero) che comunica attraverso la materia, deterministicamente connotata.
La comunicazione
a) va da un “IO nella materia” alle altre realtà materiali, anche viventi
b) va da un IO ai TU attraverso la materia
L’essere umano comunica con un duplice codice paritetico:
a) con un codice cosmico, con la realtà fisica degli oggetti (il mondo è la cassa di risonanza dell’IO)
b) con un codice spirituale (personalità), con la presenza della realtà auto-cosciente e libera di altri soggetti (i TU).
La duplice relazione è in ogni caso necessaria.
Per vivere la vita fisica abbiamo bisogno di avere molte “cose”
L’essere IO (persona) si realizza nella relazione paritetica col TU (che nella forma più alta si chiama agàpe).
Il tipo di materia che conosciamo è un mezzo di comunicazione, e quindi non necessariamente connotato in questo modo; tanto che può essere perfezionato e persino sostituito con un’altra modalità materiale (come vuole l’equivalenza e la reversibilità tra materia ed energia).
L’essere umano è essenzialmente relazionale perché non è assoluto. Infatti dipende da altri
a) nell’inizio dell’esistenza della specie (genere umano)
b) nell’inizio della sua esistenza come individuo
c) nelle leggi del mondo materiale, cui a pieno titolo appartiene e nel quale comunica con gli esseri di specie inferiore
d) nelle leggi nel mondo spirituale ed etico, che rappresenta la sua specificità e nel quale comunica con gli esistenti a lui pari
e) nella determinazione di un fine (significato) della sua esistenza
2 – Passato e futuro della relazione
Dio crea l’uomo per la relazione
Ogni uomo
a) nasce da una relazione: tra i genitori, e coi genitori
b) è creato da una relazione: rapporto di creaturalità con un Essere autosufficiente, il Totalmente Altro (Dio)
La relazionalità non è un dono dato globalmente all’inizio, ma una potenzialità da svilupparsi nel tempo. La relazionalità si sviluppa coll’ “evoluzione creatrice”, che ha per origine il “dono” intrinseco di una creaturalità venuta dall’esterno. Cioè non ha bisogno di interventi straordinari da Dio, ma da Questi l’uomo ha ottenuto la capacità di evolversi verso il meglio (concezione “trascendentale” di Dio).
Che accadrà quando l’elemento cosmico dell’uomo verrà meno? Sarà egli dotato di perennità? Continuerà ad esistere in un’altra dimensione per energia propria (come insegnava il platonismo)? Oppure – accettando la soluzione prevalente nella teologia cristiana - sarà portato a piena auto-realizzazione nella linea dell’etero-sotericità (salvezza che viene dall’Altro)?
3 – Uomo – animale
L’animale è un individuo che si associa in comunità (gruppo); ma l’uomo in quanto persona riconosce l’altro come suo speculare che gli sta di fronte (davanti), ed ha come dimensione costitutiva le strutture sociali
L’animale non ha coscienza di sé, ma vive essenzialmente in una comunità determinata dalla natura; è guidato dall’istinto deterministico; non produce mutamenti essenziali nel suo modo di vivere (cultura)
Non è la migliore definizione di uomo quella che lo qualifica “animale razionale” (come se fosse un animale perfezionato); egli è un IO (persona) che esiste e opera nella materia (cfr Gen 2)
La philia crea la società; l’eros crea gli individui; l’agàpe crea la persona. Per il credente cristiano l’agàpe è la definizione del Dio tri-personale
4 – Uomo – trascendente
Siccome l’essere uomo non si auto-genera né è autosufficiente nella sua realizzazione finale, la sua relazionalità si esprime anche in direzione ascendente: con l’Essere trascendente.
5 – Individuo – persona
Non si dà adequazione tra individuo e persona. Nel feto c’è l’individuo umano unico e irripetibile (vedi ad es. il suo DNA che è diverso da quello del padre e da quello della madre), ma non ancora la persona. L’essere persona gli è dato sin dall’inizio, ma come dimensione da sviluppare (attuare)
Ribadiamo chela relazione interpersonale è costitutiva e progressiva.
La persona umana inizia lo sviluppo dell’autocoscienza (comincia a identificarsi come IO, distinto dal resto della realtà) al raggiungimento del terzo anno circa; inizia lo sviluppo del libero arbitrio al raggiungimento del settimo anno circa (quando, al di là della pulsione istintuale, sceglie fra proibito e permesso, illecito e lecito, bene e male).
6 – Relazione funzionale
L’uomo ha la possibilità
a) di chiudersi nelle “cose” materiali
b) di relazionare con altre “persone”
c) di aprirsi verso il TU superiore.
La persona umana esula dal mondo del determinismo e si apre alla libertà:
a) nelle scelte vitali (amore e odio, che nascono da una scelta)
b) nella conoscenza superiore (razionalità, che nasce dallo spirito)
c) nell’espressione estetica (arte, che nasce dalla fantasia creatrice)
Oggi siamo portati a sovrastimare la libertà. Ma questa viene dopo la natura; e perciò la libertà individuale non può avere il dominio assoluto della natura, che è posseduta da tutti gli individui. Non si può dire “La libertà realizza fondamentalmente l’uomo”; oppure ”L’uomo diviene se stesso se esercita sul corpo la propria autonomia etica” (nota 1) oppure “L’essere umano è fondamentalmente libertà” (Dante dice che la libertà è un grande dono, ma i doni devono essere bene gestiti). Le pulsioni (istinti) devono essere regolati dall’IO. Perché la libertà non è un “valore”, ma un mezzo per conseguire i valori; e questo mezzo purtroppo può essere (ed è) usato gravemente male (per es. dal terrorista islamico che si sente giustificato nel mettere in crisi i fondamenti della civiltà occidentale). Ecco perchè l’individuo-isola (individualismo) non è fonte di etica; mentre lo è l’uomo-ponte (relazionalità).
Due espressioni specifiche della spiritualità-relazionalità umana:
a) la cultura (modo di vivere e pensare, storia, arte)
b) la religione (personale e associativa) e l’etica.
La vita di coppia (uomo-donna) è il luogo principe della relazionalità. Quindi
a) se mi chiudo nel rapporti fisico, ho la vita sessuale dell’eros nella linea del possesso egoistico e unidirezionale
b) se mi apro al rapporto spirituale, avrò l’amore agàpe nella linea del reciproco dono.
7 – Passaggi storici della relazionalità fra spirito e corporeità
Quando lo sviluppo del sistema nervoso centrale di alcuni primati raggiunse il livello adeguato, ci fu in intervento creatore (Prima creazione antropologica, ad immagine e somiglianza di Dio) che diede vita a un IO capace di comunicare con la realtà esterna attraverso la materia come oggi la conosciamo. Questo inizio, non verificabile coi mezzi delle scienze sperimentali, è deducibile dall’applicazione di principi metafisici (Il meno perfetto non può, senza interventi esterni, produrre il più).
Nella generazione del singolo uomo abbiamo una trasmissione della natura umana (“in similitudinem naturae”) come oggi la conosciamo (un IO “incarnato” nella materia), altrimenti i genitori darebbero origine soltanto a un corpo. Se si concepisce Dio secondo una prospettiva “trascendentale” (e non antropomorfica, ossia categoriale), l’uomo riceve da Lui la capacità di generare un altro uomo (e ciò chiamiamo appunto “procreazione”); né risulta necessario un intervento diretto.
Alla morte del soggetto, l’IO cessa la sua relazionalità con i TU umani e col cosmo (in quanto manca l’ “antenna” della corporeità), mentre mantiene quella con Dio.
Al termine di questo “eone” (aiòn, saeculum), Dio provvederà (a tutti? ai credenti in Cristo?) una nuova forma di corporeità, reale, ma non soggetta ai limiti di tempo e di spazio come ora li conosciamo (è la seconda creazione antropologica, ad immagine del Cristo Risorto: la “nuova creazione” della Scrittura, nella “vita venturi saeculi” del Simbolo). Ecco perché parliamo di “risurrezione dei morti” (cioè degli uomini morti), di risurrezione della “carne” (in quanto trasformazione della precedente corporeità); piuttosto che parlare di risurrezione dei “corpi” (in quanto elementi aggiunti all’essenza dell’uomo, che sarebbe solo spirituale).
1. Consiglio M. T. RUSSO, Etica del corpo tre medicina ed estetica, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008.
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