giovedì 19 agosto 2010

Pensiero occidentale

LA CRISI DELLA CULTURA OCCIDENTALE

A) La cultura moderna nasce come reazione alla sottovalutazione della ragione fatta dai protestanti.
E’ la cultura neo-illuministica, che vede le religioni rivelate come la negazione della razionalità.
La dea-Ragione porta alla deificazione dell’uomo, il quale è visto in concorrenza con Dio (per affermare l’uomo si deve eliminare Dio); Dio viene così detronizzato (uccisione del “padre”; eliminazione dell’atteggiamento di ascolto); Si tratta più di agnosticismo che di ateismo.
In quanto nel pensiero contemporaneo non emerge una filosofia risolutiva e universalmente accettata, possiamo parlare di una contraddizione intrinseca a questa posizione: la ragione non dà ragione, non spiega la realtà e soprattutto l’uomo

B) La cultura moderna nasce anche come reazione alla sottovalutazione della materia fatta da una preponderante corrente della teologia cattolica che trova il suo punto fontale in S. Agostino
E’ la cultura neo-positivista
Le scienze sperimentali e la tecnica spiegano e migliorano l’uomo; il quale però viene incompreso nella sua identità specifica (de-specificazione dell’uomo). La ricerca dello spirituale e dell’etico è frutto di immaginazione mitologica: “spirito” è l’Energia in modalità superiore; etica è la convenzione universalmente accettata. La mente si identifica con un cervello meglio sviluppato.
Più che di irreligiosità, si tratta di materialismo: è il fallimento dell’antropologia filosofica.

C) Il pensiero occidentale dominante è fallimentare perché non capisce più l’uomo, la sua dimensione peculiare di “spirito”, il suo posto specifico nella Natura (che non si chiama più“creato”). E’ di moda il “pensiero debole”.
E l’Oriente come viene in soccorso a questa mancanza di senso globale del nostro pensiero? Perché oggi l’uomo occidentale corre all’ansiosa (e talvolta morbosa) ricerca dell’Oriente?
Con l’atteggiamento scientistico del nostro positivismo abbiamo smarrito il proprium dell’uomo, mentre l’Oriente presenta una spiritualità di tipo panteistico universalizzante fino al punto di “diluirci” nel creato: al posto dell’Io relazionale (la “persona”, messa sul candelabro dal pensiero cristiano antico) sta il Sé comune a tutti gli individui
Per cui le religioni rivelate si sentono immotivatamente in un complesso d’inferiorità in quanto dotate (così dice l’accusa) di dimensioni soltanto “esteriori”
L’uomo si capisce (e si definisce) solo nell’incontro mirabile dello spirito con lo Spirito.

D) Questa è l’età dell’individualismo: non si capisce più la relazionalità con gli “altri” perché si rifiuta la relazionalità coll’Altro. Se non si capisce la trascendentalità dell’uomo sulla natura, non si avrà la possibilità di capire quella dell’uomo verso l’Altro.
L’uomo si comprende nel suo rapportarsi alla verità. Se l’uomo occidentale ritiene che unica verità è quella che è prodotto dell’esperienza sensibile o frutto del calcolo matematico, si smarrisce nella ricerca senza fine della verità “vera” (specifica) dell’uomo – ritenendo di poterla trovare - non trovandola mai. La verità invece ci determina in quanto ci precede e ci sovrasta (nelle religioni rivelate e personalistiche); fino al punto di farcela trovare in Cristo che si autodefinisce non una verità, ma la Verità. Si comprenderà sempre meglio l’apodittica affermazione del Vaticano II: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (GS 22).

E) L’antropolatria predicata dalla preponderante cultura contemporanea conduce a due affermazioni aberranti:
* La religione è inutile per la nostra attività, perché l’uomo si realizza pienamente da sé
* La religione è nociva per la nostra liberta, in quanto l’uomo non ha bisogno di norme che vengono dall’esterno.

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