XVII DOMENICA ANNO C
Abbiamo visto due aspetti del vivere secondo Cristo: la carità e l’ascolto; ora fermiamoci sulla preghiera. In Luca, l’evangelista della preghiera, che appunto presenta Gesù in preghiera.
Non sappiamo come pregare, dice San Paolo (Rm 8,26), se il Signore non ce lo insegna. Uno dei discepoli gli domanda: “Insegnaci a pregare”. Gesù risponde con un precetto: “Quando pregate, dite”.
Siccome il “Padre nostro” è la preghiera del cristiano, oggi ci fermeremo a meditare solo su questo; che è nella redazione di San Luca (5 domande, distinte in due parti), ma questa è considerata la più vicina al tenore originale.
E’ una preghiera espressamente di domanda, anche se praticamente contiene le altre tre dimensioni del pregare (lodare, chiedere i beni e il perdono). Diceva Bonhoeffer: “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre (piccole) richieste, bensì le sue (fondamentali) promesse”. Perché il bene non è quello che ci sforziamo di fare noi, ma quello che Dio ci concede di fare.
Dio è visto non come padrone (re), ma come Padre che ci ama. Il tono è di fiducia nostra nella tenerezza di Dio.
Gesù è venuto per cambiarci la figura di Dio in quella paterna e per annunciare che in lui si è reso vicino il Regno del Padre. Il “Pater” rappresenta la sintesi di tutto l’evangelo di Gesù: rivela il disegno di Dio sugli uomini che si attua nel Regno segnato dalla prossimità e dall’universalità.
I PARTE: “Padre”; in Mt si precisava: non il padre terreno, ma quello che sta nell’ambito della divinità. Santa Teresa del B. Gesù confidava di fermarsi in contemplazione a questa prima parola.
“Sia santificato il tuo Nome”; per gli ebrei, il “nome” è la persona e “santo” è originariamente un titolo proprio di Dio. Fa’ che ogni uomo ti riconosca come Padre e come Dio.
“Venga il tuo Regno”: sia nel mondo presente sia nella sua conclusione finale (è la “tensione” che il NT stabilisce tra il “già” e il “non ancora”). Mt aggiungeva: Sia fatta la tua volontà in questa storia come si realizza nel tuo Regno definitivo. Si può vedere che queste due ultime domande non fanno altra cosa che ampliare la domanda sul Nome.
II PARTE: “Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano”. Nel tuo Regno gli uomini siano pronti a provvedere (Provvidenza!) a tutti i bisogni essenziali della vita fisica di tutti.
“Perdona a noi i nostri peccati; anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore”. Quella parola “infatti” è esplicitata da Mt 6,14: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe….”.
Queste due ultime domande possono anche essere lette in chiave spirituale: accenno ai due sacramenti più usuali nella nostra vita cristiana: Eucaristia e Riconciliazione (Confessione). E’ il Regno in questo mondo.
“Non abbandonarci alla tentazione”. L’etimologia di “tentare” ci conduce a pensare alla prova che fa il Signore per saggiare la nostra fedeltà alla proposta del suo Regno. Nella prova del Getsemani (Lc 22,40) Gesù esorta i discepoli impauriti a pregare per non essere indotti in tentazione (che allora era il tradimento). Con la tua Grazia aiutaci a non soccombere alla tentazione del male (soprattutto alla tentazione finale e conclusiva: concedici la grazia di raggiungere il Regno nell’altra vita). Mt 6,13 aggiungeva una domanda parallela: “Liberaci dal male” (che si può tradurre ugualmente: Liberaci dallo spirito del male, dal Malvagio, Satana).
Qui è contenuto veramente tutto l’evangelo (e il sommo comandamento di amare Dio e il prossimo):
• L’unico pronome possessivo che non compare è “mio” (segno di egocentrismo); nelle due parti campeggia rispettivamente: il “tuo” e il “nostro”.
• La chiesa s’interessa della causa di Dio (nome, regno, volontà) e Dio s’interessa della causa dell’uomo (pane, perdono, male).
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