DIALOGO SULLA RIVELAZIONE
Nella Rivelazione Dio si comunica (vedi K. Rahner: auto-manifestazione, auto-comunicazione) in tre modi.
1. Interpretazione della storia
Dio si rivela nella storia, letta alla luce di Dio stesso (Storia della Salvezza). Es. la sconfitta del popolo d’Israele è interpretata come conseguenza della rottura dell’alleanza. Altro esempio: nella seconda parte dell’Apocalisse (pars potior) vi è una lettura teologica della storia (Teologia della storia) in un tipico stile apocalittico medio orientale secondo gli estremi male-bene, gioia-persecuzione, martirio-liturgia etc…
Il fatto che Gesù è stato crocifisso dai Romani sul Calvario è un fatto storico (che poteva essere riportato da qualsiasi storico pagano), ma non è la rivelazione. Questa non riporta la successione meccanica dei fatti, ma la loro interpretazione e il senso che Dio dà ad essi
NOTA. L’alleanza (berit) è presentata nella Scrittura in due forme: unilaterale (promessa), realizzata in Abramo e riletta da San Paolo; bilaterale (patto), realizzata in Mosè e riletta nel Deuteronomio e negli scritti deuteronomici (Giosuè, Giudici, etc.).
2. Profezia
Profezia significa parlare e agire in nome di YHWH: parole e gesti che divengono simbolici. L’utilizzo del simbolo è tipico della cultura orientale, ma è anche radicato nella natura umana (cfr. E. Cassirer: “homo animal symbolicum”). Lo stesso Joseph Ratzinger ha asserito che il metodo storico-critico non è tutto nella interpretazione biblica.
Il simbolico richiede un discorso globale, sintetico: solo nella sintesi si possono comprendere i misteri di Dio.
L’Apocalisse è ricchissima di simboli (numeri, colori, animali, parti del corpo…).
Il profeta è ispirato da Dio (theòpneustos). Tale ispirazione può essere consapevole o inconsapevole, visiva o auditiva.
La trafila normale e consueta è questa: il profeta testimone vede e ode; i suoi discepoli crederanno sulla sua parola. Esempio: la vocazione di Isaia: “Io vidi il Signore” (6,1), “poi udii la voce del Signore” (6,8), “ascoltate, ma non comprenderete” (6,9) etc.. San Paolo – che ha visto (1Cor 9,1: “Non ho forse visto Gesù, il Signore nostro?”) e udito il Signore risorto (At 9,3: “Lo avvolse una luce….udì una voce”) - fa un’affermazione importante: “La fede viene dall’ascolto” (Rm 10,17). Con lui concorda Gv 20,29: “Poiché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non videro e credettero (pisteusantes, finalmente non tradotto con un improprio futuro)”; dove Giovanni fa riferimento ai fedeli contemporanei del suo scrivere.
La profezia può essere orale o scritta: es. profeti non scrittori (Elia, Eliseo) e scrittori, quattro maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele) e 12 minori. Nel Nuovo Testamento un chiarissimo profeta è Paolo.
Il profeta giudica la storia, i popoli e le persone (grande passo in avanti nella rivelazione). L’anticipazione più grande del NT si trova proprio nei Profeti, ad es. il concetto di Dio è molto vicino al concetto che ci presenta Gesù.
Il termine profezia è stato nella storia molto usato e anche abusato (pensiamo alle antiche e recenti premonizioni apocalittiche).
L’interpretazione della storia e la profezia fanno riferimento ai punti centrali della Storia della Salvezza: l’esodo dall’Egitto, per l’AT; il Mistero pasquale, per il NT.
3. Libri sapienziali
I libri sapienziali iniziano con il libro di Giobbe: non è più la storia che insegna, né la profezia, ma la sapienza (sophia). Anche la saggezza è un patrimonio tipico della cultura orientale. Es. Giobbe, benché il libro sia ispirato, non riceve una formale rivelazione da Dio, ma ragiona, talora anche in contrasto con Dio. Ma la ragione è un dono di Dio, tutto ciò che è natura è dono di Dio perché (Sap 11,26) Dio è “amante della vita (anima)” dell’uomo (cfr. la metafora del Cantico dei cantici).
Avvertenza: Questa breve trattazione è stesa sugli appunti che un giovane assetato di cose spirituali, Nicola Berti, ha ricavato da una conversazione con me.
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