mercoledì 21 luglio 2010

Rivelazione/8

ALCUNE QUESTIONI SULLA RIVELAZIONE

1 - Dove si trova la Rivelazione?

“Dio è più grande dell’uomo (….). Dio sa parlare in un modo o in un altro (….), nel sogno, in una visione notturna”. (…) Dio corregge l’uomo sul suo letto col dolore”, come risponde Eliu all’obiezione del silenzio di Dio (Gb 33,12-15.19).

La vera rivelazione originaria si realizza nella mente del profeta (vedi Ger 1); in una locuzione interiore, non dimostrabile né oggettivabile, e nel giudizio sui fatti della storia (libri storici) o sulla realtà della vita (libri sapienziali). E’ forte l’affermazione del vangelo nell’introduzione alla storia della rivelazione: “….avvenne (egèneto) la parola (rhema) di Dio su Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto” (Lc 3,2). Così dalla rivelazione del Risorto è “catturato” (afferrato, conquistato: Fil 3,12) Saulo. Gli elementi esterni fanno parte della didattica sceneggiatura (cfr Is 6), in quanto “dabar” significa sia parola che azione.
Lo scritto (Bibbia) è posteriore e comprende il carisma dell’ispirazione, perché fa parte della trasmissione della rivelazione originaria. Non dimentichiamo che esiste anche la possibilità di una falsa locuzione, ossia profezia (vedi 1Re 22, 5-12; 2Cr 18, 4-11).

La Rivelazione sta nella comprensione dei fatti alla luce dell’evento centrale (per l’AT: l’esodo; per il NT, la Pasqua)
Nei vangeli sinottici abbiamo una duplice stratificazione:
a) la comprensione di Gesù fino alla sua morte (esempio nella “fonte dei detti” Q)
b) la comprensione di Gesù a partire dalla Risurrezione (esempio in Mc).
L’apostolo (i Dodici, Paolo, gli evangelisti) è costituito a partire dalla Risurrezione.
Infatti il Gesù maestro umano (“profeta grande”: Lc 7,16) che propone una nuova visione della religione ebraica (cfr Rm 9,5) è ben diverso dal Cristo salvatore dell’uomo e rivelatore supremo di Dio.
Paolo può fare a meno di evangelizzare il Gesù terreno perchè la sua missione è quella di annunciare il Cristo del mistero pasquale. Porto due esempi:
* Il parallelismo in Rm 1,3s tra i due stichi: a)Figlio: nato / dal seme di David / secondo la carne; b) Figlio di Dio: costituito con potenza / dalla risurrezione dei morti / secondo lo Spirito di santità;
* In 2Cor 5,15-17 (cfr Rm 6,4-11)abbiamo la distinzione tra a) il Cristo morto, conosciuto alla maniera umana (è la teoria dei giudaizzanti, che conduce a un messianismo ebraico, fondato sulla discendenza da Abramo) e b) il Cristo risorto, la nuova creatura (è l'annuncio di Paolo).

La precedente distinzione – che si chiede “che cosa opera Gesù? - è ben diversa dalla questione della separazione tra il Gesù della storia e il Cristo della fede – che si chiede “chi è Gesù?”. La quale questione presuppone un risposta ontologica, che verrà dopo il contatto con la cultura greco-ellenistica. Si noti però che anche il vangelo secondo Giovanni si colloca nello sfondo funzionale.
Le risposte di Gesù (come tanti fatti della sua vita terrena) sono introdotte (“costruite”) a scopo pedagogico-catechetico; anche per giustificare la globale incomprensione che i discepoli scelti avevano di lui prima della sua morte. Un altro motivo: nei racconti sinottici del Battesimo di Gesù (Gv 1,32-34 ha solo la teofania, che in ogni caso deve essere avvenuta nell'intimità di Gesù), per rispondere all'obiezione (sollevata dopo) di un Salvatore che ha bisogno di essere purificato dal peccato, solo Mt 3,14s introduce un dialogo esplicativo tra il Battista e Gesù.
Possiamo fare qualche esempio? E’ come le notizie del telegiornale in confronto col commento che ne dà la stampa il giorno seguente. E’ come la temperatura ambiente misurata strumentalmente e quella percepita soggettivamente.

Lo sviluppo fu laborioso e lento. Ci è voluto molto tempo (giungendo fino ai tempi dell’ipotizzato “concilio” rabbinico di Jamnia dei primi anni 90) per capire chiaramente che il Cristianesimo, pur ponendosi sulla linea del profetiamo ebraico, era una religione sostanzialmente nuova.
Una prima constatazione a modo di esempio: la domanda “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” ha nei sinottici tre risposte gradualmente differenziate: Mc 10,8; Lc 18,19; Mt 19,37
La progressività della rivelazione biblica si può esemplificare pure con la teologia neotestamentaria dello Spirito Santo, nella quale abbiamo almeno sei stadi:
1) Lo spirito, come già nell’AT, è la forza e potenza di Dio (Mc 1,12; Mt 1,18; 12,28)
2) E’ l’identità personale del Signore risorto (2Cor 3,17)
3) E’ la realtà divina di Gesù (Rm 1,4)
4) E’ l’elemento divino che abita il cristiano (Gal 4,6) e la chiesa (Ef 3,16; 4,4)
5) E’ persona distinta dal Padre e dal Figlio (Gv 15,26).
6) E’ persona divina alla pari del Padre e del Figlio (Mt 28,19; 2Cor 13,13)

Che possiamo dire della grande teologia trinitaria espressa per es. da S. Agostino? Se il grande dottore affermò a proposito dell’uso del concetto di persona “Dictum est ‘tres personae’ non ut illud diceretur, sed ne taceretur”, possiamo ammettere la liceità di altri tentativi di umile indagine sul mistero anche al di fuori del quadro ontologico del pensiero greco. Perchè, non esistendo un’unica filosofia cristiana, il cristianesimo si può esprimere in molte vesti filosofiche.

2 - Che contiene la Scrittura?

La “storia della salvezza” è un’etichetta utile ma parziale (non tiene conto dei libri sapienziali) e per alcuni versi discutibile.
La Scrittura è un’interpretazione (non l’unica) religiosa delle vicende e delle riflessioni umane, secondo lo sviluppo storico-religioso della comunità credente. E’ la lettura dell’azione divina e della realtà creata alla luce della fede in Dio e della centralità di Cristo, riconosciuta come tale dalla comunità credente.

Dobbiamo prendere il testo biblico così come è dato dalla comunità credente. D’altronde il Cristo che salva è il Risorto, il Cristo della fede della chiesa; non è la storia in se stessa che salva, ma l’intervento divino nella storia. “Storia della salvezza” è interpretazione della storia in Cristo, alla luce della fede. Leggendo la Bibbia nella chiesa si recuperano insieme l’idea della Bibbia e quella della tradizione.
E’ un tentativo che approda a scarsissimi risultati quello di voler raggiungere gli “ipsissima verba Jesu”; mentre una buona esegesi annette importanza alle “teologie” diverse dei quattro vangeli.
La “visione dell’uomo e del mondo” propria del cristianesimo non è data soltanto da quello che fece e disse Gesù, né da quello che è scritto nella Bibbia, né da quello che insegna la teologia (perché esiste anche una “mistica” cristiana). La teologia scolastica (tomistica) pende troppo sul versante della ragione, ed in questo si avvicina alla teologia naturale. E’ da ricercare un ritorno ai padri della chiesa, alla teologia monastica, per esempio nella recuperata “lectio divina”.

3 - Rapporto tra fede e storia-ragione

Dobbiamo riflettere sul rapporto della fede (Rivelazione) con la storia e la ragione.
Storicamente sappiamo che già l’ebreo della diaspora Filone (scrittore del giudaismo ellenistico) considerava la filosofia come “ancilla theologiae” e che gli autori cristiani dei primi secoli si dividevano in due grandi categorie:
• quelli che rifiutavano l’incontro tra la Rivelazione e il pensiero filosofico pagano: Taziano, l’autore della Cohortatio ad gentes, Terulliano, Ippolito, Epifanio;
• quelli che accettavano l’approccio: Atenagora, Giustino, Clemente Alessandrino, Origene, Eusebio di Cesarea, Basilio, Agostino.

La storia è solo uno strumento (e non l’unico) della Rivelazione, in quanto questa ci fornisce non solo i fatti ma anche l’interpretazione: è ciò che troviamo nei libri storici e profetici. E l’interpretazione è posteriore al fatto, per cui il senso della vita di Gesù è dato dalla Risurrezione, alla luce dello Spirito Santo.

La ragione è solo un presupposto della fede; il presupposto può essere assunto dalla sapienza e dalla legislazione di altri popoli e religioni (è ciò che si trova nei libri sapienziali e nei tratti giuridici dei libri storici). I credenti presero molto da due ideologie religiose: gli ebrei presero dai cananei; i cristiani presero dalla filosofia pre-religiosa dello gnosticismo; ma dovettero radicalmente purificarle.
La riflessione sulla storia e sulla realtà umana e la normativa etico-liturgica, prodotte in un dato periodo dalla comunità credente (ebraica o cristiana, antico e nuovo Israele), costituiscono la rivelazione fatta propria da Dio progressivamente, nella sua sapiente pedagogia (sviluppo, approfondimento, adattamento, ecc.). Questa riflessione nelle sue linee essenziali è messa per iscritto sotto ispirazione (che non è quindi costituita da una “dettatura meccanica”, come purtroppo molti insegnavano) in alcuni testi riconosciuti come Parola di Dio dalla comunità credente.

E’ senza ambiguità l’affermazione “La fede è cieca”? Non può voler dire che essa è irrazionale, come in certe espressioni male riportate o peggio interpretate di Tertulliano; ma significa che l’assenso non è frutto di osservazione o di deduzione, ma di accettazione dell’autorità di Dio che si rivela (come dice il Vaticano II), e quindi è extrarazionale.
La ragione si colloca prima dell’assenso (quando lo prepara con affermazioni di filosofia religiosa), e dopo l’assenso (in quanto ristruttura le affermazioni di fede con gli strumenti del normale pensare umano).

4 - Atteggiamento di chi studia o medita sulla Bibbia

Non capisce la Bibbia chi vi cerca quel che essa non è destinata a dare:
• Un’unica storia, anzi la cronaca, dei fatti avvenuti in un popolo o in una comunità
• L’esattezza scientifica in libri scritti nel millennio che precede Cristo e nel secolo seguente
• Dei racconti edificanti
• Una rivelazione definitiva anche nelle parti storicamente datate
• Risposte adeguate a problemi sorti dopo che i libri sono stati scritti e divulgati
• Un’unica concretizzazione dei doveri e verità cui si deve attenere il credente.
Nella maggioranza di queste richieste si pretende una risposta di tipo misurativo, mente l’attenzione dello scrittore va alla significanza.
Per esempio: non si cerca l’esattezza astronomica in una poesia di Leopardi alla luna, né in un testo di storia dell’astrologia. Non si trova l’esattezza storica nei racconti con scopo parenetico ed entusiastico degli antichi monaci del deserto o nel libro devoto “Le glorie di Maria” di Sant’Alfonso.

Se uno parte negando Dio, come potrà trovare la Parola di Dio, cioè la Rivelazione ebraico-cristiana? Egli rimarrà “animalis homo” (1Cor 2,14), cioè sempre al di fuori del “santuario”.

5 - Esistono altre rivelazioni?

Si trova la risposta chiave in Eb 1,1-2. Ma non possiamo ignorare che la costituzione “Dei verbum”(n. 8) del Vaticano II dice:” Dio…non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto” (la chiesa).
Si dà una differenza di sostanza tra la Rivelazione e le devozioni e rivelazioni private. E’ possibile paragonare la Rivelazione ad una cattedrale romanica sulle pareti della quale nei secoli sono stati sovrapposti degli stucchi (barocchi, rococò, liberty), che presentano queste caratteristiche:
• nascondono la linea originaria, e perciò sanno di superfluo, se non d’ingombrante
• hanno una consistenza inferiore a quella della pietra, e quindi possono cadere, con gravi conseguenze sull’immagine della cattedrale
• dalla gente semplice sono considerati antichi, e quindi vanno difesi in ogni modo
• sono amati dalla gente semplice, e perciò non è facile rimuoverli.
Eppure molti fedeli, con l’impropria educazione che hanno ricevuto nella cattolicità post-tridentina, mettono praticamente al primo e più importante posto le dichiarazioni di una “veggente” nei confronti di quelle di un evangelista! Il cristianesimo, da una religione fondata sulla fede, diventa così una confraternita affezionata alle devozioni. Non si deve pensare a questa metamorfosi leggendo la forte sferzata di J. Maritain che ci accusa di aver trasmutato in miele il cristianesimo, che Gesù ha voluto invece come sale?

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