XV DOMENICA ANNO C
Gesù è venuto ad annunciare l’amore di Dio per l’umanità e a chiedere la nostra risposta di amore per Dio.
Se la prima virtù cristiana è la carità, il primo vizio che dobbiamo combattere è l’egocentrismo: siamo chiamati a vivere per gli altri, cioè per Dio e per il prossimo.
Gesù oggi ci dà una fondamentale lezione sull’amore
Un esperto di ebraismo gli pone una domanda molto discussa tra gli esperti: Che devo fare per salvarmi? (Campeggia nel brano il verbo “fare”).
Gesù risponde con una domanda di tipo socratico (far emergere la verità che è nascosta nella mente e nel cuore del fratello): Che ti dice la tua religione?
Quegli risponde con una citazione dello Shemà: Amare Dio. E vi unisce l’amore del prossimo.
E incalza con un altro quesito, oggetto allora di molte diatribe: Chi è il mio prossimo? L’ebraismo rispondeva: gli ebrei e chi è a loro vicino (anche a Qumran si dovevano amare solo i “figli della luce”, cioè i buoni).
Gesù risponde con una parabola oggi famosa: il buon samaritano
C’è un malcapitato (“un uomo”) sconosciuto mezzo morto sulla strada che scende da Gerusalemme a Gerico (quasi 30 km). Un sacerdote ebreo e un aiutante dei sacerdoti, che probabilmente rientravano a casa dopo il servizio del Tempio, fingono di non vedere.
Un samaritano (nemico anche religioso dei giudei) si prende cura del malcapitato trattandolo come “prossimo” e sborsando di tasca propria.
Domanda concreta (ancora socratica) di Gesù: Chi si è fatto prossimo per il malcapitato?
Conseguenza: Fai (ancora il verbo “fare”) anche tu come quello.
Gli insegnamenti sono molteplici e importanti:
1. Devi superare qualsiasi discriminazione (soprattutto religiosa): per essere prossimo, basta essere “un uomo”.
2. Non vale un ritualismo (religiosità) senza amore del prossimo; ma si ama veramente il prossimo se si cerca in lui il volto di Dio.
3. Non giustificare il tuo egocentrismo con motivazioni di ordine religioso (come dire: i dieci comandamenti non impongono di aiutare chi è nel bisogno; oppure: non mi curo di quel povero perché ora devo dire il Rosario).
4. Non fermarti alle disquisizioni teoriche (chi è prossimo?), ma comportati concretamente da prossimo.
5. Se i briganti hanno cercato nelle sue tasche il denaro, tu fai come il samaritano che ha impiegato una bella somma per la carità (oggi si parla di “donazione samaritana” quando uno cede un suo organo senza esigere il compenso).
Che ci dice la prima lettura (Deut)? L’ultimo discorso di Mosè:
Il comando essenziale (dell’amore) non ti impone cose superiori a te né da te lontane, ma precetti interiori e vicini (vedi il significato di “prossimo”). Mi sembra che ciò dica qualcosa a quei giovani che, trascurando i doveri verso i famigliari, parlano volentieri della giustizia negli altri continenti.
Ti ordino di amare Dio e osservare i suoi precetti.
Conseguenza operativa:
Guarda dentro te stesso: cosa devo fare per “diventare” concretamente prossimo?
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