lunedì 12 luglio 2010

Apparizioni e rivelazioni

APPARIZIONI – VISIONI – RIVELAZIONI

La mancanza secolare della Parola di Dio ha prodotto specialmente in noi cattolici effetti sul nostro modo di credere, pregare e operare come cristiani.
Vendendo meno la fonte principale, si è fatto ricorso ai rigagnoli secondari.

I - Apparizione o visioni
Precisiamo subito: apparizione fa riferimento a un fatto oggettivo; visione può essere soltanto un discorso soggettivo.
La fede cristiana è fondata essenzialmente su due pilastri:
- Sulla visione apostolica del Cristo risorto. L’apostolo è il testimone ecclesiale della Risurrezione
- Sul racconto della storia di Gesù. La Scrittura è il racconto della storia della salvezza, che ha il suo centro unico in Cristo.
In una situazione di carenza, si cercano supporti secondari, che favoriscono le devozioni ma impoveriscono la fede.:
- Si propagandano apparizioni di persone celestiali
- Si raccontano storie parziali che certamente non sono essenziali per la fede.
Anche dando ragione a Pascal (“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non consoce”), non si può fondare una religione (retto credere e retto operare) esclusivamente sul sentimento. Anche tenendo conto che per alcuni soggetti la “via commotionis” (“In quel santuario sento aumentare il mio entusiasmo religioso”) è la via più breve e percorsa, dobbiamo prevenire il pericolo che la caduta di un convincimento prima inconcusso trascini con sé la catastrofe della fede nei semplici.

II - Rivelazioni private
Come dall’evento Cristo proviene la Rivelazione pubblica (fondante), così dalle apparizioni-visioni successive derivano le rivelazioni private.
Le visioni vengono arricchite di “rivelazioni” private, le quali nella migliore ipotesi ripetono qualche elemento della Rivelazione pubblica che Dio ha affidato alla chiesa. Questo è per l’appunto il compito principale ed esclusivo della chiesa (magistero, teologia, catechesi) e non permettiamo che l’insistenza sui panegirici di devozione sottragga il tempo all’essenziale formazione biblica.
Si tratta di “locuzioni interiori”, che possono emergere dal sottosuolo della coscienza (o memoria) religiosa di qualche persona particolarmente sensibile in un determinato contesto storico di credenze e catechesi recepite o di situazioni drammatiche della cristianità.

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