XIII DOMENICA ANNO C
I - L’esempio di Cristo
Nella vita di Gesù Cristo nulla è più importante della realizzazione del Regno di Dio (nel mistero pasquale di Morte e Risurrezione), cioè dell’esecuzione del piano di Dio su di lui.
Gesù sta iniziando il viaggio verso Gerusalemme, dove lo attende la conclusione dolorosa della sua vicenda umana. E’ questo un cammino interiore, spirituale (come il nostro verso la conclusione della nostra vita).
Gesù è severo con se stesso: Ha la faccia dura (cfr Is 50,7: il terzo “carme”): aderisce senza titubanze al piano di Dio Padre su di lui.
Ma è tollerante nei confronti di chi oppone un rifiuto al suo messaggio (i Samaritani erano nemici dichiarati del Popolo d’Israele e non vogliono favorire quel Messia). Reagisce ai discepoli che gli propongono l’uso della forza per una giusta causa (come Elia): mandare un fulmine!. E’ la stessa tentazione di Satana nel deserto.
II – L’atteggiamento del cristiano
Nella vita del seguace-discepolo nulla è più importante del Regno di Dio, cioè della costruzione, nell’individuo e nella comunità, di una realtà secondo la legge di Dio; nulla è più importante dei “valori” affermati dal Regno di Dio: lasciarsi guidare da quelle realtà che valgono realmente. E’ necessario sapere scegliere con sapienza.
L’annunciatore del Vangelo deve essere preparato a condividere la via di sofferenze del Maestro Gesù.
Il quale porta tre esempi:
• Ad uno che vuol seguirlo dappertutto, Gesù domanda: “Lo sai che non ho nemmeno un alloggio?”. Dobbiamo sapere che la sequela di Cristo impone sempre delle privazioni (abbandonare le cose che non hanno vero valore davanti a Dio).
• Per servire come si deve il modello del Regno di Dio – afferma in linguaggio paradossale Gesù, secondo lo stile degli orientali - è necessario metterlo davanti anche agli affetti più cari (i doveri verso il padre, in una società patriarcale, erano fissati nel IV comandamento di Mosè). Ma probabilmente c’è qui un pensiero ancora più profondo: Il discepolo di Cristo deve vivere nel “mondo nuovo” creato dalla Risurrezione di Cristo, nel quale con la morte non è detta l’ultima parola. Ecco perché dice: “Lascia che i morti…” (nel mondo vecchio).
• Elia, alla fine della sua missione di affermare i diritti del vero Dio in un regno che tendeva all’idolatria, aveva concesso al suo successore Eliseo il permesso di salutare i genitori. Eliseo era un ricco (iperbole: 12 paia di buoi), ma dà il segno di abbandonare tutto (brucia il giogo e dà un pubblico banchetto di addio), per avere la consacrazione (unzione per ordine di Dio) e l’insegna (mantello) del profeta.. Ma Gesù è più esigente di Elia . Chi mette “mano all’aratro e poi si volge indietro” non è sicuro della sua scelta e non esegue a dovere la missione che si era prefissata.
L’adesione ai superiori valori del Regno di Dio deve essere
- decisa, incondizionata, irrevocabile
- rettilinea (non lasciarsi dis-trarre da interessi terreni).
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