martedì 22 giugno 2010

Rivelazione/1

LA RIVELAZIONE FONDAMENTALE

La rivelazione cristiana non è un riferire ciò che ha fatto e detto un profeta, pur grande come Gesù di Nazaret (il che condurrebbe direttamente a un “Gesuanesimo”). E’ ben diversa dal chiedersi che cosa è avvenuto durante la campagna di Gallia di Cesare, o che cosa abbia detto Demostene nei suoi discorsi.
La rivelazione proviene da Dio con molti mezzi:
• eventi (è la storia della salvezza, cioè interpretata con criteri di fede)
• parole (insegnamenti dei “profeti”)
• scritti (libri del NT, che noi riteniamo divinamente ispirati)
• riflessione (tratti di approfondimento sapienziale)
• contatto diretto con Dio (nella preghiera liturgica)
• contatto personale con Dio (nell’esperienza mistica).
Detto in modo più semplice: La rivelazione non è ciò che dice l’uomo, ma ciò che manifesta Dio; l’uomo Gesù e la Chiesa sono “mezzi”.
Ciò che ha fatto e detto Gesù si concentra e si manifesta nel cosiddetto Mistero pasquale (Morte-Risurrezione).

Gli scritti del NT esprimono lo stadio di comprensione dell’intervento rivelatorio del Dio Uni-trino nel periodo in cui ciascuno è stato scritto e nell’ambiente religioso della loro chiesa particolare (es. cristianesimo di lingua aramaica o di lingua greca).
Con una scaletta del tipo di questa:
• fonte Q (dei loghia)
• racconto della Passione di Gesù
• racconto base dei Vangeli (forse primitivo quello di Giovanni)
• prime lettere di Paolo (le sette ritenute autentiche)
• seconda fase di comprensione dei Vangeli, più gli Atti, le lettere della prigionia e 1Pt (confronto con la filosofia religiosa della gnosi e col messianismo di tipo apocalittico)
• Ebrei, Giacomo, Apocalisse
• Ultimi scritti o stesure di scritti (Gv, Lettere Gv, lettere pastorali, Giuda, 2Pt).
La Bibbia, proprio per il carisma dell’ispirazione, ha una chiara prevalenza sulla Tradizione.

Non è che soltanto il Risorto, spogliato della “carne”, abbia rivelato la parte sostanziosa della verità (come pensano alcuni grandi gnostici), ma è vero che lo Spirito Santo che portato a compimento la rivelazione cristica (come dice in cinque passi Gv 14-16). Quest’opera grandiosa di approfondimento pneumatico è avvenuta – soprattutto in Paolo e Giovanni - adeguandosi al linguaggio della gnosi contemporanea, ma smascherandone i concetti fondamentali, inaccettabili da una teologia che si fondava sulla Croce del Messia e sull’Incarnazione del Logos.

Pur ammettendo la possibilità di ulteriori interventi rivelatori, questa rivelazione ha uno statuto speciale e unico (rivelazione fondamentale) ed è gestita dalla Chiesa apostolica, che la riceve e la tramanda.

* * *

La ricerca ossessiva delle vere parole (ipsissima verba) di Cristo è segno di una lettura esclusivamente umana della Bibbia.
Cos’è la storia della salvezza?
C’è chi risponde col “problema di Lessing” : Come è possibile derivare da una verità storica una verità soprastorica?” (dove è riscontrabile l’aristotelica “metabasis eis allo ghenos”). Da buon ateo, l’autore illuminista vedeva solo la mano dell’uomo ed escludeva a priori il dito di Dio (cfr Esodo 8,15). Ma ciò significa non capire la distanza della Scrittura (come è intesa dai credenti) da un’opera storica, come gli Annali di Tacito.
Sul modello della differenza tra storia e filosofia della storia, o tra scienze sperimentali e metafisica, possiamo dire che la storia della salvezza biblica è la considerazione della storia umana con gli occhi di Dio, cioè usufruendo della rivelazione ispirativa dello Spirito Santo. La storia umana (quasi soltanto cronaca) è di per sé analitica, mentre quella filosofica o religiosa è sintetica (vede gli eventi nel loro insieme significativo). Hegel diceva che “il vero è il tutto”.
La rivelazione è iper-storia, dando la possibilità di parlare di un dualismo storico, come nel caso dell’Apocalisse di Giovanni in cui alla storia sulla terra corrisponde la storia celebrata nel cielo. E qui possiamo prendere per buono il suggerimento della doppia lettura dello gnosticismo (epurato dai suoi gravi errori).
Alcuni esempi:
• Gesù che muore sulla croce è una storia umana / Paolo legge l’evento come un fatto salvifico
• Gesù nel frammento pre-paolino Rom 1,3-4 è nato da David / costituito Figlio di Dio (che probabilmente voleva dire solo Messia)
• Gesù profeta che insegna in Galilea, non compreso dai discepoli, è storia umana / Giovanni (e in misura minore e progressiva, i Sinottici) ci presenta il Figlio incarnato che parla come Dio
• Negli Atti degli apostoli abbiamo più liberazioni dei perseguitati / l’autore parla di opera di angeli
Il miglior esempio della storicità profonda della Bibbia ci è dato dalla quadruplicità dei vangeli, i quali danno ciascuno un’interpretazione propria di una storia-base comune.
Si può continuare coi sacramenti. Es.: lavacro d’acqua e Battesimo cristiano

Dobbiamo però evitare l’estremo opposto: nello gnosticismo abbiamo l’ideologia senza storia (mitologia).
Il NT propone quindi una cristologia (come anche una teologia, o altro) progressiva:
• Gesù profeta
• Gesù Messia
• Gesù Figlio di Dio
• Gesù Dio.

Non si dà un circolo vizioso tra Chiesa e Bibbia?
No. La Chiesa apostolica riconosce in alcuni scritti l’opera rivelatoria di Dio e su essi si fonda. Naturalmente ciò non è accettabile da un materialista e ateo.

* * *

La redazione finale del vangelo secondo Giovanni presenta il Cristo glorioso come rivelatore spirituale, nettamente diverso dal Gesù predicatore di Galilea
• perché il cuore e la genesi della rivelazione è il Mistero pasqua-pentecostale (evento storico-metastorico)
• perché ciò è rivelato dal cristo risorto, il quale è identificato (secondo alcuni autori) col Paraclito
• ma questo è posto in stretta connessione con la “storia” del vangelo-base (comune, e forse anche precedente a quella dei Sinottici) in quanto la storia non è (gnosticamente) il male.

La Bibbia
• non è pura storia (cronaca) umana
• né mito, cioè ideologia senza base storica

Già nei Sinottici c’è storia interpretata. Nella fonte dei loghia (Q) c’è invece insegnamento (non storia) senza interpretazione.
Nella Bibbia possiamo trovare senza paura dei tratti che cono comuni alla altre culture antiche (rivelazione allargata, o perlomeno assunzione nella rivelazione di tratti culturali diversi).

Nessun commento:

Posta un commento