giovedì 10 giugno 2010

XI domenica C

XI DOMENICA ANNO “C”

Spesso le letture ci introducono a capire quale concetto Gesù aveva di Dio: il Giudice punitore del peccato, o il Padre che va in cerca del peccatore pentito?
La corrente principale del giudaismo escludeva il peccatore dal contatto con Dio e col prossimo (il fariseo si meraviglia che Gesù tratti con una donna, per di più peccatrice)
Gesù va al banchetto non per saziare lo stomaco, ma per salvare chi ne ha bisogno, per convertire il cuore.

I
Gesù collega il perdono all’amore; in due direzioni

A) Il nostro amore per Dio invita Dio a concederci il perdono:
La donna sconosciuta (non è Maria di Betania, né di Magdala), che si era convertita per la predicazione di Gesù, viene a manifestare pubblicamente il suo rispetto per il grande Profeta e dire il suo “Grazie”.
A Gesù, che era sdraiato sul divano (o stuoia), bagna i piedi con le lacrime, li asciuga coi capelli; li bacia e li profuma. Sono gesti non di pentimento, ma di amore.
Riconosce di essere stata una peccatrice (ha già fatto il salto: ha già cambiato vita), ma è redenta come risposta divina ai suoi gesti di amore per Gesù.

B) Il fariseo è proprio fuori strada: non si limita a criticare la peccatrice, ma critica il guaritore spirituale. A colui che si riteneva perfetto (era il difetto dei farisei), Gesù non muove un rimprovero per la mancanza di cortesia, ma perché, non ritenendosi peccatore, non ha sentito il dovere di manifestare i segni dell’amore per Gesù.
Per di più non riconosce Gesù come Profeta. Pensa: costui non sa chi è questa donna e quale professione essa ha esercitato; quindi non può rimettere i peccati. Invece Gesù conosce anche i pensieri del fariseo
Parabola dei due debitori ai quali era stato concesso il condono: chi ha avuto un condono più grande risponde con un amore più grande.

II
E’ il nostro amore che ottiene il perdono? No, ma l’amore di Dio al quale iniziamo a rispondere col nostro amore. L’uomo infatti è “giustificato” per la fede (Galati).
Anzi (prima lettura): la mancanza di fondo del peccatore re Davide è che ha disprezzato la Parola di Dio (cioè ha disobbedito ai comandamenti V e VI), cioè ha disprezzato (non riconosciuto) Dio.
Davide capisce che non ha mancato solo contro l’uomo (peccati contro la vita e contro l’amore), ma contro Dio stesso.

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