martedì 18 maggio 2010

Visioni e rivelazioni

VISIONI E RIVELAZIONI

Come dobbiamo giudicare alcune notizie di “segni straordinari” o di “nuove rivelazioni” che fanno assimilare la comunità cristiana a un supermercato del religioso dove il cliente sceglie il prodotto più appariscente perché meglio confezionato?
Sui segni strabilianti dobbiamo avanzare con cautela un giudizio solo dopo che, con la competenza dovuta e senza alcuna fretta, siamo riusciti a collocarli nel loro ambiente storico-culturale e psico-religioso. Alla fine possiamo chiederci: sono soprannaturali o puramente paranormali? Certi tipi comunque devono guardarsi dall’autosuggestione. Il giudizio diventa particolarmente complesso quando trattiamo dei fenomeni popolarmente qualificati come “possessione” diabolica.
Sui fenomeni che si presentano come rivelazioni, è importante tenere distinti gli angoli di visuale dai quali li possiamo considerare. Ci chiediamo
1) se si dà il caso di una visione (il discorso è considerato da parte del cosiddetto “veggente”) o anche di un’apparizione (il discorso concerne l’entità soprannaturale che è oggetto della visione);
2) se i pellegrini che frequentano il luogo (che solo dopo lungo esame posso chiamare “sacro”) ricevono dei benefici spirituali; o se in questi luoghi si verificano fatti straordinari (che solo dopo lungo esame l’Autorità potrebbe dichiarare “miracoli”);
3) se i messaggi ( che solo dopo lungo esame si possono chiamare “rivelazioni”) si accordano con la Parola di Dio interpretata dagli studiosi e dai pastori della Chiesa; e se quelle “rivelazioni” sono un facile sostitutivo che rende superfluo l’accostamento settimanale alla Parola nelle Chiese locali o quotidiano da parte dei singoli fedeli;
4) se la devozione è equilibrata (assume cioè il suo giusti posto) nel quadro sinfonico delle verità pubblicamente rivelate e credute della fede-vita cattolica;
5) se nel fatto c’è veramente un intervento soprannaturale (dichiarazione che può venire – e non affrettatamente – dall’Autorità ecclesiastica).
La risposta affermativa ad un quesito non comporta che si debba dare uguale risposta ad uno, o più di uno, degli altri quesiti.
Queste domande possono essere portate alle loro radici, sforzandoci di rispondere a questo problema: hanno la preponderanza e una maggior stabilità a) la Fede, o le devozioni? b) l’adesione intellettuale e vitale, o l’impulsività emotiva? c) le religioni (magari monoteistiche), o le “spiritualità” (magari panteistiche) che oggi stanno spopolando nel nostro Occidente autoproclamatosi “adulto”?
Dopo quattro secoli e mezzo di una catechesi la quale ci ha fatto ritenere che la lettura della Bibbia porta diritti nell’eresia protestante, per qualche super-devoto “non hanno fede” tutti coloro che mettono in dubbio le apparizioni che sono avvenute davanti all’edicola-capitello del suo quartiere. Mi fanno giustamente osservare : “Ma la gente corre là”, oppure: “Ma i fedeli vogliono e gustano tali manifestazioni”. Faccio umilmente presente a) che è più facile agitare l’emotività, che introdurre i fedeli alla comprensione dei messaggi ad esempio dei Profeti biblici (nei quali ci sono da molti secoli quelle note musicali che vengono con monotonia ripetute dai “devoti”); b) che il pastore deve camminare davanti al suo popolo, non accontentarsi di seguirlo “a scartamento ridotto”.

Edizione molto abbreviata dell’articolo

Sui segni strabilianti possiamo chiederci: sono soprannaturali o puramente paranormali? c’è il rischio di autosuggestione? Sui fenomeni che si presentano come rivelazioni ci chiediamo: 1) se si dà il caso di una visione o di un’apparizione; 2) se i pellegrini che frequentano il luogo “sacro” ricevono dei benefici spirituali, o se colà si verificano fatti straordinari (che solo dopo lungo esame l’Autorità potrebbe dichiarare “miracoli”); 3) se i messaggi si accordano con la Parola di Dio interpretata dagli studiosi e dai pastori della Chiesa; e se quelle “rivelazioni” sono un facile sostitutivo che rende superfluo l’accostamento settimanale alla Parola nelle Chiese locali o quello quotidiano da parte dei singoli fedeli; 4) se la devozione assume il suo giusto posto nel quadro sinfonico delle verità pubblicamente rivelate e accolte nella fede-vita cattolica.
A chi obietta: “Ma la gente corre là”, oppure: “Ma i fedeli vogliono e gustano tali manifestazioni”, facciamo osservare: a) che tutti i contenuti dei “messaggi” esistono nei Profeti biblici; b) che è più facile fare ricorso alla devozione piuttosto che all’adesione di fede; c) che il pastore deve camminare davanti al suo popolo, non accontentarsi di seguirlo “a scartamento ridotto”.

Puoi vedere anche: A. CONTRI, Santa Maria scrigno dello Spirito Santo, Elledici, Leumann 2004, pp. 261-66.

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