IL SIGNIFICATO VERO E PROFONDO DEL NATALE
La solennità del Natale è (soltanto)
il quadro che ci manifesta il primo “mistero”
(cioè atto salvifico di Dio), che è l’Incarnazione del Figlio di Dio: “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14).
Il significato vero del Natale è
stato stravolto non solo dal mondo socio-economico, ma anche “ridotto ai minimi
termini” da una mentalità di commozione per un bambino che nasce in una
“grotta” e poi diventa una delle persone più importanti della storia.
Sul secondo “mistero principale”
della nostra Fede cristiana si deve attingere dalla Bibbia, studiata coi necessari metodi storico-teologici, ma anche
dalle definizioni del magistero dei vescovi del mondo “cattolico” (cioè della
Chiesa che era UNA nel mondo conosciuto) riuniti nei primi concili ecumenici (soprattutto i primi quattro).
Avremo anche modo di capire
perché nella formulazione dei “misteri principali delle nostra Fede” si
elencasse una volta solo “Incarnazione, Passione e Morte” di Gesù Cristo, e
perché nella rinnovata Cristologia si sia recuperato il mistero della Risurrezione.
I - Come
si è rivelato il “mistero” di Gesù di Nazaret?
Attenzione: non dobbiamo “mettere
il carro prima dei buoi”! Con quale ordine si sono svolti allora i fatti? Solo alla fine del percorso, arriveremo a
comprendere il catechismo.
1 – Esistevano in Palestina molti
“rabbì” (maestri di religione
giudaica), ma Gesù si presentava con un messaggio nuovo: la venuta prossima del
Regno di Dio (ossia: dei Cieli, come
dice di solito san Matteo). Avvalorava inoltre la sua predicazione con miracoli
(circa 40 dei quali raccontati nei quattro vangeli). Raccolse attorno a sé una
dozzina stabile di seguaci, che avrebbero dovuto rappresentare la sua nuova
“Comunità del Regno” (che in seguito si chiamerà “ekklesìa” = Chiesa)
2 – Le autorità religiose del
Popolo d’Israele (sinedrio, sadducei, farisei….) videro nel Profeta di Nazaret
un concorrente ed eretico. Lo consegnarono con accuse gravissime all’autorità
occupante di Roma e lo fecero condannare a morte.
3 – La vicenda di Gesù sembrava
una questione irrimediabilmente conclusa col fallimento. Ma il Dio d’Israele
manifestò invece la sua approvazione del messaggio e dell’identità di Gesù con
le “apparizioni di lui Risuscitato”,
sia a quel gruppo dei Dodici sia al persecutore che si chiamava Saul
(italianizzato in Saulo), e manifestò la potenza dello “spirito” di JHWH” che
era ben conosciuto nell’Antico Testamento
4 – In seguito soprattutto alcuni
grandi teologi “ispirati direttamente da Dio”, come Paolo e Giovanni,
approfondirono la conoscenza di Cristo e della sua Chiesa.
5 – Il racconto
dell’Annunciazione e del Natale (capitoli 1-2 di Matteo e 1-2 di Luca = Vangeli
dell’infanzia) contiene i due momenti fondamentali che rivelano l’Incarnazione
II – Come si poteva allora applicare a un uomo la qualifica di Figlio naturale
di Dio?
Qui il discorso si complica,
perché la mentalità semitica, nella quale Gesù operava, dopo la (duplice)
distruzione di Gerusalemme, assunse un nuovo “ambiente “ culturale proprio del
mondo del Mediterraneo: quello dell’ellenismo
1 – Alcuni (ariani) pensavano che
Gesù fosse la più nobile creatura di Dio. E furono condannati nel
concilio di Nicea (325), che proclamò Cristo “della stessa sostanza (ossia
natura) di Dio Padre”
2 – Altri si chiedevano se Cristo
fosse la stessa persona del Padre. E il concilio I di Costantinopoli
(381) assunse una formula che riconosceva in Dio tre divine “persone”: Padre –
Figlio – Spirito Santo.
3 – Altri, come Nestorio,
pensavano che in Gesù Cristo coesistessero due “persone” di diversa natura. Il
concilio di Efeso (431) dichiarò che la sua “persona” è esclusivamente divina
(per cui Maria SS.ma fu dichiarata “Madre
di Dio”, ossia Madre del Figlio di Dio fatto uomo)
4 – La sintesi fu trovata nel
concilio di Calcedonia (451) che dichiarò la presenza in Cristo di due
nature complete, umana e divina, che confluiscono nell’unica persona divina.
Perché tutto questo discorso?
Come dicevano i Padri della
Chiesa:
- “Se non fosse stato uomo,
non avrebbe salvato l’umanità”!
- “Se non fosse stato Dio,
non ci avrebbe salvato”!
Ma questa ontologia ellenizzante serviva
solo a introdurre colui che ci avrebbe salvati (quasi “farmacologicamente”,
come diceva Harnack). Si salvavano comunque alcuni principi, come "Dio si fa uomo per noi, affinchè in lui diventiamo Dio", "Non ha salvato ciò che non ha assunto"
Si doveva por mente soprattutto all’azione di questo “qualcuno”. Così la Chiesa occidentale si orientò a meditare come Gesù ci avrebbe salvati dal peccato col'adesione a Dio espressa nella sua Passione e Morte (Redenzione e riscatto, o salvezza “negativa”); mentre la Chiesa orientale scelse la via della partecipazione alla nuova vita di "figli nel Figlio" nello Spirito Santo a partire dal Risuscitamento del Primogenito (Divinizzazione, o salvezza “positiva”).
La differenza delle due cristologie si manifesta anche nella figura del Crocifisso. per l'Occidente, segno del massimo annichilimento (tapèinosis) nel dolore; per l'Oriente, la "Crux gloriosa", sulla quale "regnavit a ligno Deus".
Si doveva por mente soprattutto all’azione di questo “qualcuno”. Così la Chiesa occidentale si orientò a meditare come Gesù ci avrebbe salvati dal peccato col'adesione a Dio espressa nella sua Passione e Morte (Redenzione e riscatto, o salvezza “negativa”); mentre la Chiesa orientale scelse la via della partecipazione alla nuova vita di "figli nel Figlio" nello Spirito Santo a partire dal Risuscitamento del Primogenito (Divinizzazione, o salvezza “positiva”).
La differenza delle due cristologie si manifesta anche nella figura del Crocifisso. per l'Occidente, segno del massimo annichilimento (tapèinosis) nel dolore; per l'Oriente, la "Crux gloriosa", sulla quale "regnavit a ligno Deus".
NOTA
Alcuni autori anche cattolici - forse seguendo l'ondata di pensiero di recenti protestanti - non ritengono appropriato e guardano con sospetto l'uso di alcuni concetti quali religione, sacro, sacrificio, e, come Tertulliano, non vedono l'utilità di usare la ragione in teologia. Siamo convinti però che la perplessità dipende dall'insufficiente acquisizione della noviltà dirompente apportata dalla rivelazione cristiana nel proporre quello che è il suo "cuore".
E' utile leggere la chiara esposizione che ne fa lo studio B. MAGGIONI e ENZO PRATO, Il Dio capovolto, Cittadella, Assisi, terza edizione 2015, parte I capitolo III, pp. 59-81.
III - Ragioni del diverso percorso tra il catechismo e la formazione
del NT
Chi, seguendo la (legittima)
lettura della “pietas” tradizionale nelle
cose di fede, non è avvezzo a un discorso critico-storico si chiederà: non c’è
una strana “inversione di marcia” tra chi parte da Gesù annunciatore del Regno
di Dio (come fa san Marco) e chi parte dall’Annunciazione dell’Incarnazione
(come fa san Luca)?
Chi si rende conto della durata
non breve della formazione della Cristologia nella composizione dei libri del
NT accetta la “tendenza a risalire sempre più a monte nella vicenda e nell’essere
di Cristo, a spostarne indietro l’atto costitutivo” (Cantalamessa) in quattro momenti letti “a ritroso”: Risuscitamento, Battesimo, Nascita da Maria dell’uomo
Gesù, e infine Preesistenza eterna del Figlio di Dio.
Il catechismo e la celebrazione
dell’anno liturgico invece seguono il percorso “in avanti” come è logico per la
successione degli eventi.
E’ ciò che cerchiamo di evidenziare
nello schema seguente, prendendo come guida quello che può essere presentato
come il primo inno cristologico del NT: Filippesi 2,5-11
L’uso di questo testo densissimo
potrebbe richiedere molte osservazioni. Ne scelgo qualcuna:
- Nella prima parte l’inno ha per soggetto Gesù
Cristo; nella seconda Dio, il Padre.
- Il titolo di “Consacrato coll’unzione
= Cristo” è legato molto spesso alla
funzione messianico-salvifica, misteriosamente adombrata nel Quarto carme del
Servo di JHWH (Is 52-53), e quindi alla Morte. E non trascuriamo il fatto che Marco, nella sua stesura autentica, giunge al solo annuncio della Risurrezione (16,1-8). La nota della Bibbia di
Gerusalemme a Mc 10,38 riporta: “battezzare”….Gesù sarà immerso in un abisso di
sofferenze”
- L’esistenza “secondo la carne” (v. Rom 1,3)
si protrae dall’Incarnazione alla Morte, e si manifestò dal Battesimo alla Morte, come intuì l’Imitazione di Cristo: “Tota
vita Christi crux fuit et martyrium”
-
Kyrios (Signore) è il vocabolo
solitamente usato nel greco biblico per indicare sia Dio Padre sia Gesù Risorto.
SCHEMA PROGRESSIVO
(secondo la lettera ai Filippesi)
|
SCHEMA REGRESSIVO
(secondo la formazione del NT)
|
Cristo Gesù, essendo nella
condizione di Dio….essere come Dio… (vv 5-6)
|
Condizione iniziale: “…il Verbo
era Dio” (Gv 1,1c), in possesso della Gloria “che io avevo….prima che il
mondo fosse” (Gv 17,5)
|
….svuotò se stesso assumendo
una condizione di servo, diventando simile agli uomini (v. 7a-c)
|
Momento 4 - Incarnazione:
“….il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Anche
Lc 1.31.35: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce…verrà chiamato Figlio
dell’Altissimo….Figlio di Dio”
|
Dall’aspetto riconosciuto come
uomo… (v. 7d)
|
Momento 3 - Natale: “Diede
alla luce il suo figlio primogenito….” (Lc 2,7). Anche 2,16: “…trovarono il
bambino…”
|
….umiliò se stesso facendosi
obbediente fino alla morte….di croce
(v. 8).
|
Momento 2 - Morte: “Potete
bere il calice che io bevo o essere battezzati nel battesimo in cui io
sono battezzato?” (Mc 10,38)
|
Dio lo esaltò e gli donò il Nome che è al di sopra ogni
nome….: “Gesù Cristo è Signore!” (vv. 9-11)
|
Momento 1 - Risuscitamento:
“Costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in
virtù della risurrezione dei morti” (Rm 1,4); “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete
crocifisso” (At 2,36).
|
Nessun commento:
Posta un commento