Si vuol far tacere la Madonna?
I - Si
racconta un episodio – che a quanto pare è storico – a proposito del “cardinale
parroco” che fu il veronese padre oratoriano Giulio Bevilacqua, uno dei maestri
e ispiratori più venerati da papa Montini, Paolo VI. Siamo al tempo delle
“rivelazioni” scodellate nella “bocca aperta” di folle immense di cristiani dal
“microfono di Dio”, come fu chiamato nel secondo dopoguerra il padre gesuita
Riccardo Lombardi. Padre Giulio, da parroco nella Chiesa della Pace in quel di
Brescia, fu reso partecipe dell’ammirato stupore del sacrestano che aveva
sentito la sera precedente il “microfono di Dio” proclamare: “Gesù mi ha
detto”! Ma un giorno dopo, sempre durante la vestizione liturgica prima della
Messa, concluse l’esame “canonico” del fatto miracoloso; dicendo al sacrestano:
“Questa notte Gesù è venuto a dirmi che non ha detto un bel niente a padre
Lombardi”. Aveva così applicato i criteri di autenticità di cui si era servito
il buon aiutante nel giorno precedente. Forse aggiungo qualcosa se riferisco un
episodio raccontatomi da un amico che lo visse di persona: la prima volta che
padre Lombardi partecipò a un incontro
del clero romano col nuovo papa Giovanni XXIII, da questi si sentì apostrofare con un salutare “Umiltà, padre Lombardi,
umiltà”, lui che era abituato ad essere consultato con venerazione dal papa Pio
XII come se si trattasse di san Bernardino da Siena.
II - Questo mi
conforta quando critico un giornale cattolico “on line” - che in questa non
felice temperie ha altrimenti molti meriti - quando dice sconsolato “E’ la Madonna che vogliono far
tacere!” per silenziare un cattolico che non sia disposto ad accettare “a
scatola chiusa” rivelazioni frequenti o sopportare recenti polemiche
giornalistiche.
Ma chi è
innamorato pazzo per una “rivelazione” esce con altre difese della medesima
consistenza. Per esempio: “Sono quelli che non amano la Madonna”; come se a Cana la
“Madre del Signore” non avesse fatto capire che lei non aveva un proprio
“vangelo” da annunciare: “Fate qualsiasi cosa che Egli vi dirà”. E tacque,
seppur interpellata, anche sul Calvario. Non ci rendiamo conto che così diamo
adito ai contraddittori per deridere la nostra fede (ma qui la si confonde con la “devozione”,
che è pure necessaria) come fondata sulle sabbie mobili del sentimento (o
meglio: sentimentalismo)?
Si dà il caso
di un altro che dice “E’ il gesto di una buona mamma che raccomanda (dal 1981
?) al figlioletto ciò che le sta a cuore” (di solito pratiche marginali e
abitudinarie). Non è questo riconoscere che abbiamo presentato ai cristiani
(che di solito vivono oltre il raggiungimento dell’uso di ragione….) la totalità
del messaggio cristiano come se fosse una religione da bambini, in linea con
quel che pensano tutti gli “illuminati” della nostra cultura occidentale che ci
accaniamo a definire cristiana? Vogliamo imparare dal maestro di tutti gli
evangelizzatori (1Cor 3,2; cfr Eb 5,12-14) che ad età diverse della vita
cristiana si distribuiscono sia il latte sia i cibi solidi?
Ma obietterà
un pastore convinto della recente “catechesi dal popolo”: “Se porto i fedeli a
un frequentato santuario, li farò confessare e tornare a Dio, mentre si
annoieranno se commento per loro il Magnificat”. Propongo di chiedergli se pone
le basi per gli studi superiori quella
maestra delle prime classi elementari che, di fronte agli alunni insofferenti
quando lei insiste sulle operazioni aritmetiche, svicola raccontando i più
mirabolanti residui della letteratura per bambini.
E qui chiudo
inventando un aneddoto. Quello di un padre, che lavorava in America per
mantenere la famiglia, e sapeva non lette le sue molte lettere dall’unica
figlia, ormai adolescente, che lo dimenticava in Italia per accarezzare le sue
bambole. Che dirà il divino Giudice a noi cristiani cattolici, preti (o più
su….) che abbiamo (almeno dal XVI secolo) ignorato le sue 73 missive contenute
in quella che chiamiamo Sacra Scrittura?. Ma ci sarebbe ancora da chiederci:
per avere il messaggio globale di Cristo dobbiamo leggere solo il giudizio
universale (Mt 25), oppure tutto il discorso della montagna (Mt 5-7)?
III - Che
dobbiamo pensare allora di alcuni detti tradizionali tendenti al pietismo
mariocentrico, come ad esempio “De Maria numquam satis”, “Per Mariam ad Jesum”?
Alcuni autorevoli mariologi oggi propongono di intendere il primo (che risale a
san Bernardo) come invito ad approfondire gli studi sul tema, ma non a fare di
Maria un “assoluto” caricandola di titoli sempre più spettacolari; e propongono
di ricalibrare il secondo per esempio così: “Al Padre per Cristo nello Spirito,
con e come Maria” (A. Amato). Se vogliamo infatti, superando il noto cristomonismo
della teologia latina, inserire Maria nel quadro dell’unico e necessario
circuito trinitario, dobbiamo dare rilievo al fatto che la Madre si qualifica nel e
coll’ascolto obbediente del’unico “Verbo” di Dio, che è Gesù Cristo (cfr Lc
1,38¸8,21; 10,39.42; 11,28), ed è strumento, per quanto elevato, dell’azione
più grande, che è quella dello Spirito (cfr Lc 1,35, At 1,14; 2,4)..
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