EZIOLOGIA DELLE SETTE
Cerchiamo di
renderci conto delle cause (aitìa =
causa) culturali da cui nascono le sètte (o movimenti religiosi alternativi:
MRA)
Dopo aver visto l’analogia delle
sètte con le storiche eresie (precisando alcune derivazioni nei MRA),
incontreremo le cause generanti o condizioni favorenti, sia antiche che
recenti, sia esterne che interne.
NB. Terremo presente, ove si verifichi l’occasione, anche qualche
sovraesposizione espressiva di alcuni nuovi movimenti religiosi (NMR.) o
atteggiamenti similari.
Per rilevare
il filo rosso di questa complessa esposizione è utile tener presenti due chiavi
di lettura:
- E’ cambiato il mondo culturale
(la società da semplice è passata a complessa, da nitida a fuligginosa, da
solida a liquida, e inoltre si dipana in un’alternanza di progressi e
involuzioni, di proposizioni e reazioni); è cambiato il mondo religioso
intra-ecclesiale (Vaticano II, Papa Francesco) ed extra-ecclesiale (esplosione
delle sètte)
- La devianza sta nelle
esasperazioni e contrapposizioni, mentre la soluzione sta nell’equilibrio
I – Via della riflessione teologica
Il motivo del distacco
da una realtà religiosa può riguardare i contenuti teologici (eresia) o le strutture sociologiche (scisma). Si può
dire che la struttura in cui si concretizzano le sètte è analoga a quella che
nella storia religiosa connotava le “eresie”.
Eresia
(cfr il verbo hairéo = prendo,
scelgo, eleggo) deriva dal greco hàiresis
= scelta, elezione, setta, eresia, partito. L’eresia è quindi un errore
dell’intelletto commesso nell’enfatizzare una metà della realtà-verità e atrofizzare
l’altra.
NB. Analogamente la colpa (peccato) è un errore della volontà che, nella libertà, opera una scelta
sbilanciata tra il bene e il male.
Nella storia
eresiologia del pensiero cristiano si riscontrano, in rapporto alla realtà e
verità, due tendenze che alterano l’equilibrio dell’ortodossia (retta
fede), comprimendo o la divinità o l’umanità di Cristo. E’ facile rilevare che
le due eresie antiche mettono in dubbio i dogmi più caratteristici del
Cristianesimo: Trinità e Incarnazione.
A – Una tendenza a ridurre il trascendente (divino) alla
misura della creaturalità
Nel caso della
Trinitaria e Cristologia, si può pensare al subordinazionismo,
all’arianesimo: il Verbo (Lògos) non
è “Dio vero da Dio vero” (secondo la definizione del I concilio di Nicea, nel
325), ma la più nobile creatura, un “dio”di secondo rango, subordinato
all’unico Dio, praticamente solo un uomo eccezionale, il più grande dei profeti
di Dio (per gli islamici, il primo dopo Muhammad).
Quindi non si
può credere nel Dio Uni-trino
Il concilio
ecumenico I di Costantinopoli (anno 381) ci dà la sintesi in Trinitaria:
“Una sostanza del Padre,
Figlio e Spirito Santo….in tre perfette sussistenze (ipostasi) cioè persone”
Esempi di riduzione nelle sètte:
- I Testimoni
di Geova; i quali citano solo le affermazioni bibliche di una Cristologia in
evoluzione (per esempio alcune frasi del vangelo secondo Marco) e le opinioni
teologiche che danno a loro ragione (per esempio di alcuni autori protestanti
estremisti o addirittura miscredenti); non citando oppure distorcendo le
affermazioni della Cristologia conclusiva del NT (per esempio il vangelo
secondo Giovanni)
- Il complesso
mondo della magia, astrologia, spiritismo; per il quale la realizzazione-salvezza
dell’uomo viene da potenze superiori all’uomo, ma non divine
B – Una tendenza a esagerare la realtà divina, trascurando o
limitando l’umana
Nel caso della
Cristologia, il monofisismo professava la fede in Gesù Cristo, che ha essenzialmente
una sola natura (physis), quella
divina; è un Dio in “vestito” (quasi un’apparenza) umano, che “fa
un’escursione” transitoria nella storia degli uomini; e che ritornando a Dio
Padre abbandona quel “vestito”.
Ciò rende
difficile comprendere come un Dio non unito “sostanzialmente” e perpetuamente all’uomo
(unione ipostatica) – sul modello del
mistero dell’Incarnazione - possa essere realmente il Salvatore dell’umanità.
La sintesi
della fede cristologica nella Chiesa dei primi secoli viene ottenuta –
dopo un lungo e fruttuoso confronto tra la scuola di Antiochia e quella di
Alessandria - nel IV concilio ecumenico, a Calcedonia (anno 451):
”Insegniamo di
professare….un unico e medesimo ….Gesù Cristo, ….veramente Dio e veramente
uomo, ….da riconoscersi in due nature,…. essendo conservata la proprietà di
ciascuna delle due nature, ciascuna concorrente in una sola persona e una sola
ipostasi”
Esempi di compressione dell’umano e di esagerazione del divino (vero
o presunto tale)
-
I Mormoni, che – all’opposto dei Testimoni di Geova -
concepiscono le tre Persone divine come separate e indipendenti (sul modello di
tre diverse persone umane)
-
Molti gruppi di matrice orientale o gnostica, che ti
dicono: “Tu devi scoprire il divino che è nascosto in te e costituisce la tua
essenza (scintilla spirituale della divinità), liberandoti dalla zavorra della
corporeità (o reprimendola)
-
I gruppi del “potenziale umano” – quali
Dianetica-Scientologia, New Age – che, lasciando agnosticamente Dio nella
sublimità dei cieli, riconoscono nell’uomo l’artefice essenziale, totale e
progressivo della propria realizzazione (auto-soterìa;
cioè salvezza procurata dal soggetto); promovendolo quindi alla dignità di
Demiurgo (auto-divinizzazione). Questi gruppi di per sé non sarebbero da
definire come religiosi.
II – Schematizzazione delle mutazioni e convulsioni nella storia della
modernità
Presentiamo
questo schema, per amor di brevità ridotto all’osso (accettando quindi le
approssimazioni del caso)
1 – Reazione
al prevalente verticalismo (verso Dio), cioè teocentrismo, del Medio evo, in
due scansioni:
a) Dalla convivenza pacifica tra
Ragione e Fede (Umanesimo e Rinascimento)
b) si passa all’esclusione della
Fede per assolutizzare solo la
Ragione (Illuminismo).
Si giunge così a un
antropocentrismo esasperato e si perde la prospettiva del passato, della
tradizione (classicità)
- Aggiungiamo che, con la diffusione popolare della cultura, abbiamo avuto un forte aumento di “scrittori” anticlericali, anticristiani, antireligiosi.
- Aggiungiamo che, con la diffusione popolare della cultura, abbiamo avuto un forte aumento di “scrittori” anticlericali, anticristiani, antireligiosi.
2 – Reazione
all’assolutismo della Ragione, in due scansioni:
a) Dalla convivenza tra Ragione
ed Emotività (Romanticismo)
b) si passa all’esclusione della
Ragione, lasciando in campo solo l’Emotività
(dionisismo di Nietzsche, pansessualismo di Freud).
Si giunge così a uno
zoo-vitalismo esasperato e si perde la prospettiva del futuro
(finalismo)
3 – Reazione
all’assolutismo dell’Emotività, in due scansioni
a) Dalla riduzione dell’uomo a capacità
di misurazione attiva e passiva (scientismo), con buona pace della metafisica,
specialmente quella a base statico-ontologica,
b) si passa all’uomo macchina
(tecnicismo); si vede l’uomo come fatto non per pensare, ma per calcolare e
produrre.
Quindi: indistinzione dell’uomo
dall’animale, perdendo la prospettiva presente della persona (nichilismo
antropologico)
- Coi grandi mezzi di comunicazione sociale oggi le idee antireligiose raggiungono ogni casa e ogni uomo.
L’antropologia
della Bibbia non è né pessimistica, né ottimistica: è realistica. Il poetico
salmo VIII dice a Dio:
- “Quando vedo i tuoi cieli,
opera delle tue dita…. , che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi…?” (vv.
4-5)
- “Davvero l’hai fatto
poco meno di un elohìm (essere
divino)….” (vv. 6-9).
Lo aveva inteso bene dunque B.
Pascal:
“Che cos’è l’uomo nella
natura? Un nulla rispetto all’infinto, un tutto rispetto al nulla”. “L’uomo è
solo una canna, la più fragile della natura;
ma una canna che pensa”.
L’uomo
contemporaneo raccoglie in sé molti errori delle epoche precedenti; come, ad
esempio, una canoa che, scendendo per cascata dallo specchio d’acqua superiore,
denuncia tutte le ammaccature procurate dall’urto con gli spuntoni rocciosi.
E’ l’uomo del “pensiero debole”,
dell’agnosticismo-relativismo e nichilismo, per il quale si sono liquefatti i
concetti di vero, buono, bello. E' l'uomo del "pensiero unico", non raramente patologico,che dal modello di alcune sètte è passato a gruppi come quello dei jihadisti. E’ l’uomo che rivendica il totale assolutismo
ed egocentrismo della sua natura e libertà (a-nomìa);
che rifiuta ogni eredità culturale proveniente dalla tradizione o dalla
comunità.. E’ l’uomo che si è annoiato del “sacro” bene orientato e si orienta
verso un sacro malato o comunque immanentistico.
I protestanti mettevano in
evidenza la fede, noi cattolici la religione; a queste l’uomo post-moderno
preferisce la ricerca autogestita della “spiritualità”
Preoccupa un’ansiosa ricerca del
sensibile e sperimentabile: corsa a improbabili luoghi di “apparizioni” e lettura
di interminabili e leggere “confessioni” che rivelerebbero l’esperienza altrui
Il “peccato originale” del
pensiero moderno sta nel rifiuto di una metafisica statica, senza sostituzione
con una metafisica dinamica. Portiamo un’esemplificazione basata su un recente
dato di cronaca, la discussione enfatizzata sull’orsa Daniza uccisa nel
trentino: non si giunge a una considerazione oggettiva chiedendosi: “Qual è la
sua struttura di essere?”; mentre si concentra l’attenzione sulla risonanza
emotiva soggettiva che si ha sulla folla: “Quali sentimenti mi provoca?” Con la
conclusione che si arriva alla mobilitazione delle masse fino a chiamare in
causa il potere politico, da parte di quelle persone che non vogliono percepire
la differenza essenziale tra un aborto o infanticidio e l’uccisione
presumibilmente occasionale di un appartenente all’ordine animale.
III - Mancanze e ritardi del nostro mondo cattolico
Nella storia
del Cristianesimo si sono verificate due principali scissioni, mentre noi
cattolici abbiamo deplorato e combattuto le ragioni della lacerazione, senza
chiederci se, per caso, questa avesse avuto motivi quali le nostre lacune
A - Nel 1054 siamo
giunti alla conclusione della rottura tra Chiesa d’Oriente e Chiesa
Occidentale. E noi non abbiamo compreso la ricchezza della spiritualità dei
nostri fratelli dell’Est.
- Abbiamo trascurato la teologia
dello Spirito Santo. Il cattolico Congar dice che le avevamo sostituito la
devozione all’adorazione eucaristica, alla Madonna e al Papa (A quest’ultimo
proposito vedi i riposizionamenti di
Papa Francesco)
- Abbiamo insistito su una
presentazione della Chiesa come corpo istituzionale, letto in chiave di
giuridismo, trascurando la fondamentale dimensione misterica (che verrà posta
alla base della costituzione “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II)
- Abbiamo ignorato la profondità
della loro Liturgia, sostituendola con un fragile e melenso devozionismo.
Abbiamo ignorato una preghiera continua e ritmata, di orientamento
contemplativo, come la “preghiera a Gesù (o di Gesù, o del cuore)”, fiorente (benché
contestata) coll’esicasmo nel XIV secolo, accontentandoci di un arido
ritualismo.
- Abbiamo quasi del tutto escluso
il ricorso continuo alla dimensione mistica del nostro rapporto con Dio, tanto
presente nella Chiesa orientale (ignorando così l’esigenza mistica anche non
religiosa). Anche noi abbiamo avuto la nostra mistica cattolica, ma questa era
di ambito elitario e fortemente sospettata; basta pensare ai casi di San
Giovanni della Croce, imprigionato, e del domenicano Meister Eckhart (XIII-XIV
secolo), che viene accusato di vicinanza con le idee proprie della mistica
induista di Shankara (oggi si ritiene vissuto nell’VIII-IX secolo), terminante
con l’assorbimento totale del soggetto in Dio
- Abbiamo ignorato la componente
dell’emotività, dell’interiorità, della meditazione profonda
- Avendo assunto caratteristiche
solo razionali, la nostra teologia ufficiale ha fatto a meno del grande codice
del simbolismo (che sta alla base del linguaggio biblico)
B - Nel 1517 iniziava la
rivoluzione protestantica. Noi abbiamo evitato di provvedere a colmare le gravi
lacune che aveva la nostra impostazione cattolica
Ricordiamo che nel XVI secolo è
nata la versione “evangelica” della Fede cristiana: attenzione solo alla Parola
di Dio, con esclusione della Chiesa come sua mediatrice (individualismo
protestanico).
- Tendevamo a sottovalutare l’importanza
della posizione del soggetto di fronte a Dio, sovraccaricando la funzione della
Chiesa istituzionale, che si dichiarava esclusiva mater et magistra
- Ne è risultato il concetto di
una Chiesa come cittadella assediata, in lotta con altre cittadelle (non
ecumenismo), con truppe d’assalto dislocate nella regione circostante (immatura
missionarietà). Vediamo come oggi Papa Francesco ci prospetta una Chiesa
aperta, umile, tollerante.
- Abbiamo tenuto alla larga il
popolo di Dio dal contatto diretto con la Parola di Dio, sostituendola con testi quali il
catechismo di Pio X (che talvolta sembra più una ‘sicura’ esposizione di
religione e morale naturali), o con pie letture di visioni, apparizioni e
rivelazioni. E il vigore del documento “Dei verbum” del Vaticano II non è stato
ancora digerito dai gruppi conservatori
- Alla protestante corrente di
un’esegesi biblica scientifica ma senza spiritualità (iniziata
coll’Illuminismo) abbiamo risposto con un letteralismo ingenuo adatto a un
lettore incolto
- Fino all’enciclica “Divino
afflante Spiritu” (1943) di Pio XII - prigionieri di una concezione
dell’ispirazione come “dettatura meccanica” che conduceva, negli anni
1905-1933, alle oggi improponibili decisioni della Pontificia commissione
biblica – abbiamo escluso la necessità di seri studi esegetici ed ermeneutici, che
applicano i metodi moderni (come quello “storico-critico”)
C - Perché abbiamo perso i rapporti con la modernità? (per esempio
coi “mondi” della cultura, del lavoro, di una giusta presenza nella vita sociopolitica,
della femminilità)
NB. Molti parlano di una post-modernità. Che farei iniziare con la
“rivoluzione” del fatidico 1968, germinata
sulla base di quattro principi (con le loro
conseguenze):
- La fantasia al potere;
quindi esclusione della tradizione
- Vietato vietare; quindi
esclusione dell’etica e del diritto
- Ogni desiderio deve essere
riconosciuto come diritto; quindi esclusione dei diritti dell’altro
- Una piccola minoranza
ideologizzata e intraprendente è chiamata a dirigere la società; quindi
esclusione della democrazia
- La Chiesa cattolica, fino al
Vaticano II, ha ritenuto necessario presentarsi in posizione di conservatorismo.
Vedi l’esagerata condanna del modernismo con Pio X
- Si attribuiva scarsa importanza
al mondo e alla vita del presente “eone”, coll’esaltazione ascetica del
dolorismo (“valle di lacrime”), rimandando la pienezza dell’esistenza a quello
futuro (escatologismo). Provvidenzialmente è intervenuto poi il Vaticano II con
la costituzione “Gaudium et spes”
- Si dava prevalente importanza
alla dimensione spirituale dell’uomo, dimenticando la corporeità coi suoi
valori, anche “sacramentalì” (angelismo). C’era il pericolo che la comunità
cristiana fosse identificata con un monastero, se non proprio con un eremo
- Si nutriva scarsa attenzione
alla mistica (parola coniugata con mystérion),
anzi la si considerava sospetta. La gente si è quindi rivola a cercarla
altrove, anche nel campo dell’esoterismo.
- La nostra teologia era chiusa
nelle strettoie di una metafisica di astorica ontologicità (razionalismo
teologico), incapace di affiancarsi alla simbolica teologia biblica e
patristica. (Mio cugino filosofo Siro Contri parlava polemicamente di
“archeo-scolastica”)
- Nell’annuncio si annetteva
troppa importanza alla religiosità ed
etica naturali
- Solo con lo spartiacque del
Vaticano II, siamo passati dalla difesa (talvolta battaglia) al dialogo (purché
non sincretistico), mentre la maggioranza dei cattolici (non solo i fedeli!)
era allora impreparata. Lo è ancor oggi?.
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