mercoledì 17 settembre 2014

L'origine delle sètte (seconda redazione)



EZIOLOGIA DELLE SETTE

Cerchiamo di renderci conto delle cause (aitìa = causa) culturali da cui nascono le sètte (o movimenti religiosi alternativi: MRA)
Dopo aver visto l’analogia delle sètte con le storiche eresie (precisando alcune derivazioni nei MRA), incontreremo le cause generanti o condizioni favorenti, sia antiche che recenti, sia esterne che interne.
NB. Terremo presente, ove si verifichi l’occasione, anche qualche sovraesposizione espressiva di alcuni nuovi movimenti religiosi (NMR.) o atteggiamenti similari.

Per rilevare il filo rosso di questa complessa esposizione è utile tener presenti due chiavi di lettura:
- E’ cambiato il mondo culturale (la società da semplice è passata a complessa, da nitida a fuligginosa, da solida a liquida, e inoltre si dipana in un’alternanza di progressi e involuzioni, di proposizioni e reazioni); è cambiato il mondo religioso intra-ecclesiale (Vaticano II, Papa Francesco) ed extra-ecclesiale (esplosione delle sètte)
- La devianza sta nelle esasperazioni e contrapposizioni, mentre la soluzione sta nell’equilibrio


I – Via della riflessione teologica

Il motivo del distacco da una realtà religiosa può riguardare i contenuti teologici (eresia) o  le strutture sociologiche (scisma). Si può dire che la struttura in cui si concretizzano le sètte è analoga a quella che nella storia religiosa connotava le  “eresie”.
Eresia (cfr il verbo hairéo = prendo, scelgo, eleggo) deriva dal greco hàiresis = scelta, elezione, setta, eresia, partito. L’eresia è quindi un errore dell’intelletto commesso nell’enfatizzare una metà della realtà-verità e atrofizzare l’altra.
NB. Analogamente la colpa (peccato) è un errore della volontà  che, nella libertà, opera una scelta sbilanciata tra il bene e il male.
Nella storia eresiologia del pensiero cristiano si riscontrano, in rapporto alla realtà e verità, due tendenze che alterano l’equilibrio dell’ortodossia (retta fede), comprimendo o la divinità o l’umanità di Cristo. E’ facile rilevare che le due eresie antiche mettono in dubbio i dogmi più caratteristici del Cristianesimo: Trinità e Incarnazione.

A – Una tendenza a ridurre il trascendente (divino) alla misura della creaturalità
Nel caso della Trinitaria e Cristologia, si può pensare al subordinazionismo, all’arianesimo: il Verbo (Lògos) non è “Dio vero da Dio vero” (secondo la definizione del I concilio di Nicea, nel 325), ma la più nobile creatura, un “dio”di secondo rango, subordinato all’unico Dio, praticamente solo un uomo eccezionale, il più grande dei profeti di Dio (per gli islamici, il primo dopo Muhammad).
Quindi non si può credere nel Dio Uni-trino
Il concilio ecumenico I di Costantinopoli (anno 381) ci dà la sintesi in Trinitaria:
“Una sostanza del Padre, Figlio e Spirito Santo….in tre perfette sussistenze (ipostasi) cioè persone”

Esempi di riduzione nelle sètte:
- I Testimoni di Geova; i quali citano solo le affermazioni bibliche di una Cristologia in evoluzione (per esempio alcune frasi del vangelo secondo Marco) e le opinioni teologiche che danno a loro ragione (per esempio di alcuni autori protestanti estremisti o addirittura miscredenti); non citando oppure distorcendo le affermazioni della Cristologia conclusiva del NT (per esempio il vangelo secondo Giovanni)
- Il complesso mondo della magia, astrologia, spiritismo; per il quale la realizzazione-salvezza dell’uomo viene da potenze superiori all’uomo, ma non divine

B – Una tendenza a esagerare la realtà divina, trascurando o limitando l’umana
Nel caso della Cristologia, il monofisismo professava la fede in Gesù Cristo, che ha essenzialmente una sola natura (physis), quella divina; è un Dio in “vestito” (quasi un’apparenza) umano, che “fa un’escursione” transitoria nella storia degli uomini; e che ritornando a Dio Padre abbandona quel “vestito”.
Ciò rende difficile comprendere come un Dio non unito “sostanzialmente” e perpetuamente all’uomo (unione ipostatica) –  sul modello del mistero dell’Incarnazione - possa essere realmente il Salvatore dell’umanità.
La sintesi della fede cristologica nella Chiesa dei primi secoli viene ottenuta – dopo un lungo e fruttuoso confronto tra la scuola di Antiochia e quella di Alessandria - nel IV concilio ecumenico, a Calcedonia (anno 451):
”Insegniamo di professare….un unico e medesimo ….Gesù Cristo, ….veramente Dio e veramente uomo, ….da riconoscersi in due nature,…. essendo conservata la proprietà di ciascuna delle due nature, ciascuna concorrente in una sola persona e una sola ipostasi”

Esempi di compressione dell’umano e di esagerazione del divino (vero o presunto tale)
-         I Mormoni, che – all’opposto dei Testimoni di Geova - concepiscono le tre Persone divine come separate e indipendenti (sul modello di tre diverse persone umane)
-         Molti gruppi di matrice orientale o gnostica, che ti dicono: “Tu devi scoprire il divino che è nascosto in te e costituisce la tua essenza (scintilla spirituale della divinità), liberandoti dalla zavorra della corporeità (o reprimendola)
-         I gruppi del “potenziale umano” – quali Dianetica-Scientologia, New Age – che, lasciando agnosticamente Dio nella sublimità dei cieli, riconoscono nell’uomo l’artefice essenziale, totale e progressivo della propria realizzazione (auto-soterìa; cioè salvezza procurata dal soggetto); promovendolo quindi alla dignità di Demiurgo (auto-divinizzazione). Questi gruppi di per sé non sarebbero da definire come religiosi.


II – Schematizzazione delle mutazioni e convulsioni nella storia della modernità

            Presentiamo questo schema, per amor di brevità ridotto all’osso (accettando quindi le approssimazioni del caso)

1 – Reazione al prevalente verticalismo (verso Dio), cioè teocentrismo, del Medio evo, in due scansioni:
a) Dalla convivenza pacifica tra Ragione e Fede (Umanesimo e Rinascimento)
b) si passa all’esclusione della Fede per assolutizzare solo la Ragione (Illuminismo).
Si giunge così a un antropocentrismo esasperato e si perde la prospettiva del passato, della tradizione (classicità)
- Aggiungiamo che, con la diffusione popolare della cultura, abbiamo avuto un forte aumento di “scrittori” anticlericali, anticristiani, antireligiosi.

2 – Reazione all’assolutismo della Ragione, in due scansioni:
a) Dalla convivenza tra Ragione ed Emotività (Romanticismo)
b) si passa all’esclusione della Ragione, lasciando in campo solo l’Emotività  (dionisismo di Nietzsche, pansessualismo di Freud).
Si giunge così a uno zoo-vitalismo esasperato e si perde la prospettiva del futuro (finalismo)

3 – Reazione all’assolutismo dell’Emotività, in due scansioni
a) Dalla riduzione dell’uomo a capacità di misurazione attiva e passiva (scientismo), con buona pace della metafisica, specialmente quella a base statico-ontologica,
b) si passa all’uomo macchina (tecnicismo); si vede l’uomo come fatto non per pensare, ma per calcolare e produrre.
Quindi: indistinzione dell’uomo dall’animale, perdendo la prospettiva presente della persona (nichilismo antropologico)
- Coi grandi mezzi di comunicazione sociale oggi le idee antireligiose raggiungono ogni casa e ogni uomo.

L’antropologia della Bibbia non è né pessimistica, né ottimistica: è realistica. Il poetico salmo VIII dice a Dio:
- “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita…. , che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi…?” (vv. 4-5)
- “Davvero l’hai fatto poco meno di un elohìm (essere divino)….” (vv. 6-9).
Lo aveva inteso bene dunque B. Pascal:
“Che cos’è l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinto, un tutto rispetto al nulla”. “L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura;  ma una canna che pensa”.

L’uomo contemporaneo raccoglie in sé molti errori delle epoche precedenti; come, ad esempio, una canoa che, scendendo per cascata dallo specchio d’acqua superiore, denuncia tutte le ammaccature procurate dall’urto con gli spuntoni rocciosi.
E’ l’uomo del “pensiero debole”, dell’agnosticismo-relativismo e nichilismo, per il quale si sono liquefatti i concetti di vero, buono, bello. E' l'uomo del "pensiero unico", non raramente patologico,che dal modello di alcune sètte è passato a gruppi come quello dei jihadisti. E’ l’uomo che rivendica il totale assolutismo ed egocentrismo della sua natura e libertà (a-nomìa); che rifiuta ogni eredità culturale proveniente dalla tradizione o dalla comunità.. E’ l’uomo che si è annoiato del “sacro” bene orientato e si orienta verso un sacro malato o comunque immanentistico.
I protestanti mettevano in evidenza la fede, noi cattolici la religione; a queste l’uomo post-moderno preferisce la ricerca autogestita della “spiritualità”
Preoccupa un’ansiosa ricerca del sensibile e sperimentabile: corsa a improbabili luoghi di “apparizioni” e lettura di interminabili e leggere “confessioni” che rivelerebbero l’esperienza altrui

Il “peccato originale” del pensiero moderno sta nel rifiuto di una metafisica statica, senza sostituzione con una metafisica dinamica. Portiamo un’esemplificazione basata su un recente dato di cronaca, la discussione enfatizzata sull’orsa Daniza uccisa nel trentino: non si giunge a una considerazione oggettiva chiedendosi: “Qual è la sua struttura di essere?”; mentre si concentra l’attenzione sulla risonanza emotiva soggettiva che si ha sulla folla: “Quali sentimenti mi provoca?” Con la conclusione che si arriva alla mobilitazione delle masse fino a chiamare in causa il potere politico, da parte di quelle persone che non vogliono percepire la differenza essenziale tra un aborto o infanticidio e l’uccisione presumibilmente occasionale di un appartenente all’ordine animale.


III - Mancanze e ritardi del nostro mondo cattolico

Nella storia del Cristianesimo si sono verificate due principali scissioni, mentre noi cattolici abbiamo deplorato e combattuto le ragioni della lacerazione, senza chiederci se, per caso, questa avesse avuto motivi quali le nostre lacune

A - Nel 1054 siamo giunti alla conclusione della rottura tra Chiesa d’Oriente e Chiesa Occidentale. E noi non abbiamo compreso la ricchezza della spiritualità dei nostri fratelli dell’Est.

- Abbiamo trascurato la teologia dello Spirito Santo. Il cattolico Congar dice che le avevamo sostituito la devozione all’adorazione eucaristica, alla Madonna e al Papa (A quest’ultimo proposito vedi i  riposizionamenti di Papa Francesco)
- Abbiamo insistito su una presentazione della Chiesa come corpo istituzionale, letto in chiave di giuridismo, trascurando la fondamentale dimensione misterica (che verrà posta alla base della costituzione “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II)
- Abbiamo ignorato la profondità della loro Liturgia, sostituendola con un fragile e melenso devozionismo. Abbiamo ignorato una preghiera continua e ritmata, di orientamento contemplativo, come la “preghiera a Gesù (o di Gesù, o del cuore)”, fiorente (benché contestata) coll’esicasmo nel XIV secolo, accontentandoci di un arido ritualismo.
- Abbiamo quasi del tutto escluso il ricorso continuo alla dimensione mistica del nostro rapporto con Dio, tanto presente nella Chiesa orientale (ignorando così l’esigenza mistica anche non religiosa). Anche noi abbiamo avuto la nostra mistica cattolica, ma questa era di ambito elitario e fortemente sospettata; basta pensare ai casi di San Giovanni della Croce, imprigionato, e del domenicano Meister Eckhart (XIII-XIV secolo), che viene accusato di vicinanza con le idee proprie della mistica induista di Shankara (oggi si ritiene vissuto nell’VIII-IX secolo), terminante con l’assorbimento totale del soggetto in Dio
- Abbiamo ignorato la componente dell’emotività, dell’interiorità, della meditazione profonda
- Avendo assunto caratteristiche solo razionali, la nostra teologia ufficiale ha fatto a meno del grande codice del simbolismo (che sta alla base del linguaggio biblico)

B - Nel 1517 iniziava la rivoluzione protestantica. Noi abbiamo evitato di provvedere a colmare le gravi lacune che aveva la nostra impostazione cattolica
Ricordiamo che nel XVI secolo è nata la versione “evangelica” della Fede cristiana: attenzione solo alla Parola di Dio, con esclusione della Chiesa come sua mediatrice (individualismo protestanico).

- Tendevamo a sottovalutare l’importanza della posizione del soggetto di fronte a Dio, sovraccaricando la funzione della Chiesa istituzionale, che si dichiarava esclusiva mater et magistra
- Ne è risultato il concetto di una Chiesa come cittadella assediata, in lotta con altre cittadelle (non ecumenismo), con truppe d’assalto dislocate nella regione circostante (immatura missionarietà). Vediamo come oggi Papa Francesco ci prospetta una Chiesa aperta, umile, tollerante.
- Abbiamo tenuto alla larga il popolo di Dio dal contatto diretto con la Parola di Dio, sostituendola con testi quali il catechismo di Pio X (che talvolta sembra più una ‘sicura’ esposizione di religione e morale naturali), o con pie letture di visioni, apparizioni e rivelazioni. E il vigore del documento “Dei verbum” del Vaticano II non è stato ancora digerito dai gruppi conservatori
- Alla protestante corrente di un’esegesi biblica scientifica ma senza spiritualità (iniziata coll’Illuminismo) abbiamo risposto con un letteralismo ingenuo adatto a un lettore incolto
- Fino all’enciclica “Divino afflante Spiritu” (1943) di Pio XII - prigionieri di una concezione dell’ispirazione come “dettatura meccanica” che conduceva, negli anni 1905-1933, alle oggi improponibili decisioni della Pontificia commissione biblica – abbiamo escluso la necessità di seri studi esegetici ed ermeneutici, che applicano i metodi moderni (come quello “storico-critico”)

C - Perché abbiamo perso i rapporti con la modernità? (per esempio coi “mondi” della cultura, del lavoro, di una giusta presenza nella vita sociopolitica, della femminilità)
NB. Molti parlano di una post-modernità. Che farei iniziare con la “rivoluzione” del fatidico 1968, germinata
 sulla base di quattro principi (con le loro conseguenze):
- La fantasia al potere; quindi esclusione della tradizione
- Vietato vietare; quindi esclusione dell’etica e del diritto
- Ogni desiderio deve essere riconosciuto come diritto; quindi esclusione dei diritti dell’altro
- Una piccola minoranza ideologizzata e intraprendente è chiamata a dirigere la società; quindi esclusione della democrazia

- La Chiesa cattolica, fino al Vaticano II, ha ritenuto necessario presentarsi in posizione di conservatorismo. Vedi l’esagerata condanna del modernismo con Pio X
- Si attribuiva scarsa importanza al mondo e alla vita del presente “eone”, coll’esaltazione ascetica del dolorismo (“valle di lacrime”), rimandando la pienezza dell’esistenza a quello futuro (escatologismo). Provvidenzialmente è intervenuto poi il Vaticano II con la costituzione “Gaudium et spes”
- Si dava prevalente importanza alla dimensione spirituale dell’uomo, dimenticando la corporeità coi suoi valori, anche “sacramentalì” (angelismo). C’era il pericolo che la comunità cristiana fosse identificata con un monastero, se non proprio con un eremo
- Si nutriva scarsa attenzione alla mistica (parola coniugata con mystérion), anzi la si considerava sospetta. La gente si è quindi rivola a cercarla altrove, anche nel campo dell’esoterismo.
- La nostra teologia era chiusa nelle strettoie di una metafisica di astorica ontologicità (razionalismo teologico), incapace di affiancarsi alla simbolica teologia biblica e patristica. (Mio cugino filosofo Siro Contri parlava polemicamente di “archeo-scolastica”)
- Nell’annuncio si annetteva troppa importanza  alla religiosità ed etica naturali
- Solo con lo spartiacque del Vaticano II, siamo passati dalla difesa (talvolta battaglia) al dialogo (purché non sincretistico), mentre la maggioranza dei cattolici (non solo i fedeli!) era allora impreparata. Lo è ancor oggi?.






















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