giovedì 30 settembre 2010

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XXVII DOM. ANNO C

Precisiamo subito che la fede non è la devozione, e che questa si fonda sulla fede ed è una sua applicazione pratica. (e certe volte è non un’offerta a Dio o ai santi, ma un espediente per ottenere dei benefici o per venire incontro alla nostra sensibilità).
Le fede è fondarsi su Dio (Is 7,9), sulla sua onnipotenza, sulla sua bontà; è l’adesione non solo intellettuale, ma anche vitale (di tutta la persona) a Dio. Fede è riconoscersi dipendente da Dio nelle due facoltà più umane che egli ci ha dato: intelligenza (che ricerca il vero) e volontà (che attua il bene).

1 – Fede è fidarsi di Dio, anche per il futuro, anche quando il presente sembra indecifrabile.
Uno dei problemi più angustianti del credente (e di ogni uomo che pensa) è il dolore: perché Dio, che per definizione è buono, permette l’ingiustizia, la sofferenza e la morte (in una parola: il male)? Perché non interviene quando lo invoco?
Queste sono le domande angoscianti del profeta Abacuc: perché i potenti all’interno del popolo di Dio e gli oppressori che vengono dal di fuori riescono sempre nei loro intenti? Dio risponde: i miei ritmi non sono i vostri tempi; verrà un tempo in cui farò giustizia: al giusto farò la grazia di sopravvivere, in forza della fede; gli iniqui invasori (i neo-babilonesi), mentre adesso sono il braccio della mia giustizia a danno dell’Israele peccatore, verranno alla fine travolti dal castigo (dai medi e persiani) e gli ebrei ritorneranno dall’esilio. Alla lunga il diritto trionferà.
Nella Bibbia ebraica troviamo Giobbe il quale ci dice che anche i giusti soffrono e che non dobbiamo “fare il processo a Dio” “con la veduta corta di una spanna” (Dante); troviamo Qoelet che riflette sul “Male” come segno ineludibile del nostro “limite” in quanto creature di fronte al Creatore.
Il dolore non è principalmente un castigo: è una medicina amara ma salutare che Dio dà a coloro che ama (vedi Eb 12,4-13). Come giustificheremmo, altrimenti, che il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù, muoia sulla croce emettendo il grido più tragico di tutta la Bibbia: “Perché mi hai abbandonato?”
La fede è più facile quando siamo in condizione favorevole; ma è più preziosa quando ci troviamo nei guai. Le prove e tribolazioni non durano in eterno (2Cor 4,17). Dio è ricco di misericordia (Ef 2,4; Es 34,6) e non si lascia vincere in generosità.
Il brano del vangelo secondo Luca ci fa sapere che una fede anche minimale, ma sicura e forte, ottiene persino gli interveti miracolosi di Dio (esempio, paradossale come nello stile degli orientali, del gelso).

2 - La fede è affidarsi a Dio, soprattutto nella nostra attività nel presente
Non ha senso una fede teorica che sia ininfluente nella nostra condotta quotidiana, che non diventi obbedienza reverente alla volontà di Dio.
Quando uno fa tutto ciò che deve secondo la legge morale e ciò che è ordinato in essa, deve riconoscere che l’azione di bene è fondata in Dio e che al credente compete solo l’atto di adesione alla sua volontà superiore. “Senza di me non potete far nulla” ( Gv 15,5).
“Servi inutili” si può tradurre anche: insignificanti, o semplici servi (non padroni della nostra vita). Il Regno di Dio (non solo quello dei cieli!) è un dono che noi abbiamo il dovere morale di accettare positivamente, non passivamente, con impegno e fedeltà. Diceva un padre spirituale: Fai come se tutto dipendesse da te, ma aspettati quello che il Signore ti concede di ottenere. Perché “tutto è grazia” (Bernanos).
Però l’uomo credente non è ridotto a un robot, ma è elevato dalla Grazia di Dio alla possibilità di rispondere con reciproco amore a Dio, che è Amore (1Gv 4).

1 commento:

  1. Questa Domenica ci troviamo di fronte al baratro della fede. La fede è vertigine, la fede è un autentico “salto nel vuoto”. La vera fede è però capire che sul fondo di questo baratro non c’è il nulla, bensì Dio, pronto ad accoglierci con il suo amore e la sua misericordia. Come osservato da don Antonio, la fede non è devozione; la fede si esaurisce in Dio e in Dio si perfeziona. Una fede che ha come scopo il conseguimento di benefici è mero utilitarismo, è un’azione che non risponde all’epiteto kantiano di “azione buona”. Ma quando siamo sovrastati dal dolore e dalla sofferenza, che valore ha la fede? Essa si fortifica o vacilla? Bisogna fidarsi di Dio, confidare in Cristo e ammettere la nostra incapacità di comprendere il “Totalmente Altro”; ma come ho più volte sottolineato di fronte al dolore più angosciante, tutto è congettura e vano pontificare; un silenzio rispettoso è ‘unica risposta all’ineluttabilità del male.
    Gli apostoli chiedono al Signore di aumentare la loro fede: come possiamo noi aumentare la nostra fede? Attraverso una vita autentica in Cristo, e attraverso i doni dello Spirito Santo, a partire dalla sapienza e dal timore di Dio, e attraverso la conoscenza: “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”, diceva S. Agostino. La fede non è una realtà statica, ne deve essere data per scontata o per acquisita; la fede è un periglioso cammino che va affrontato ogni giorno

    Marco C.

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